Youth4Climate e Pre-COP26 a Milano, tra proteste e trattative

L’1 e 2 ottobre si sono svolte a Milano le trattative della pre-COP, precedute dalla Youth4Climate, l’evento in cui 400 giovani delegati da tutto il mondo hanno avuto modo di esprimere le loro esperienze e opinioni. Queste conferenze, propedeutiche alla COP26 di Glasgow, sono state importantissime, infatti la Conference of Parties di quest’anno dovrà aggiornare gli obiettivi fissati negli Accordi di Parigi (firmati nella COP21). Un fallimento comprometterebbe le politiche climatiche del decennio 2020-2030, che è a sua volta fondamentale per poter restare entro +1.5°C di aumento della temperatura media globale.

TRATTATIVE
Il 28 settembre è stato il primo giorno della Youth4Climate, dove 400 giovani di tutto il mondo si sono incontrati per “simulare un governo del futuro” – così dice il Minstro Cingolani. Ma molti degli attivisti e attiviste presenti sanno bene della vaghezza di questi incontri, spesso utili solo per il youthwashing della vecchia politica fossilizzata.
Vanessa Nakate ha lanciato un grido alla #IWantYouToPanic della Greta degli esordi, criticando i paesi ricchi che soggiogano il continente africano: “L’Africa è il continente che emette meno gas serra al mondo, dopo l’Antartide: storicamente è responsabile appena del 3% delle emissioni globali, eppure è il continente che sta subendo di più la crisi climatica”, dice l’attivista ugandese.
Greta Thunberg invece affonda il colpo: finora sul clima abbiamo sentito solo “BLA BLA BLA” dalla politica. Conclude poi accusando di “cherry-picking” chi ha scelto in modo arbitrario i delegati. 

Ascolta qui tutto il discorso (anche sottotitolato).

L’1 ottobre, lo stesso giorno in cui è iniziata la pre-COP, le attiviste per il clima Martina Comparelli, Vanessa Nakate e GretaThunberg hanno incontrato Mario Draghi. Abbiamo ribadito l’urgenza di stabilire che i $100mld del Green Climate Fund coprano Loss and Damage (le perdite e danni che subiranno a causa degli impatti climatici) per la popolazione mondiale nei paesi del Sud del mondo, che producono circa il 10% delle emissioni ma soffrono le più gravi conseguenze della crisi climatica già da ora. L’Italia deve avere un ruolo di guida e di responsabilità all’interno del G20 per contrastare questa emergenza. Alle nostre richieste, il premier Draghi ha annuito. Ora stiamo a vedere se avverrà un deciso passaggio dalle promesse alle proposte.

MANIFESTAZIONI
Se le trattative di quei giorni non hanno portato a molto, al contrario le piazze hanno mostrato come la cittadinanza e soprattutto i giovani pretendano con forza il cambiamento, infatti sono 50.000 persone in piazza a Milano con Greta e contro il summit del bla-bla-bla.
È una marea umana il primo ottobre a Milano, il più grande corteo in epoca di pandemia nel nostro Paese. 50.000 giovani e giovanissimi hanno riempito le strade di Milano in un corteo colorato e deciso. Alla testa Greta Thunberg, Vanessa Nakate e un gruppo di delegati stranieri della Youth4Climate, gli stessi che il giorno precedente hanno contestato Draghi cantando “El pueblo unido” e gridando “no more greenwashing”.

“Oggi inizia la pre-Cop, il primo passo per quella che dovrebbe essere la Cop risolutiva. Ma solo pochi leader e alcuni stakeholders – le multinazionali del fossile in primis – stanno prendendo tutte le decisioni. Non solo: osservatori e movimenti non sono nemmeno stati ammessi” dice Martina Comparelli.
“Serve far uscire l’industria del fossile dal tavolo delle trattative, mettere al centro le popolazioni più colpite dalla crisi climatica”, continua Comparelli, “Vogliamo stop immediato ad ogni nuova infrastruttura legata a petrolio, gas e carbone, basta greenwashing, basta allevamenti intensivi”.

Anche il giorno successivo la crisi climatica si è riconfermata come il tema più sentito dalla popolazione.
10.000 persone di ogni età hanno riempito le strade di Milano durante la Global March for Climate Justice, un corteo animato dalla necessità di una presa di responsabilità dei paesi occidentali verso quelli del Sud del mondo, come hanno chiesto a gran voce anche i giovani delegati della Youth4Climate.
“Siamo l’unica speranza per rischiarare i bui orizzonti della COP, e questi cortei dimostrano che la speranza è ancora viva. Dobbiamo cambiare tutto prima che sia troppo tardi, dobbiamo essere disposti a mettere in discussione regole ritenute inviolabili come la settimana lavorativa di 40 ore o il pagamento dei debiti da parte dei paesi poveri. È la nostra unica possibilità per evitare una catastrofe climatica” (Filippo Sotgiu, uno dei portavoce di Fridays For Future Italia).

Il 2 ottobre a Milano si è anche concluso l’evento “Running for Future“, la staffetta ciclistica che ha attraversato 20 comuni italiani partendo dal Global Strike di Roma e raggiungendo alla fine la Global March for Climate Justice per sensibilizzare sulla pre-Cop e la Campagna Climate Clock.

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