Valutazione del PNRR: non un piano verde

Ecco i risultarti della valutazione della revisione del PNRR, svolta dal think tank ECCO, sulla base dei materiali circolati fino a giovedì 22 aprile:

Premesse

• Questa nota è redatta venerdì 23 aprile, tre giorni prima dell’audizione in Parlamento del Presidente Draghi in programma lunedì 26 aprile e una settimana prima della data ultima di consegna del PNRR (30 aprile).

• Ad oggi, non sono ancora disponibili documenti ufficiali del Governo. I dati ufficiali potrebbero perciò subire ulteriori aggiornamenti.

• Questa valutazione si basa su gli unici documenti ufficiosi fuoriusciti entro venerdì 23 aprile e disponibili ai media. (PNRR e fondo complementare)

• L’indisponibilità di dati ufficiali in tempo debito lede fortemente alla valutazione, allo scrutinio e più in generale alla qualità del dibattito pubblico e del piano.

Punti chiave

• Senza un cambio di trend, il piano italiano è lontano dal potersi definire verde.

• Manca una strategia per le rinnovabili. La nuova capacità rinnovabile oggetto del Piano (4200MW) equivale solamente a quella necessaria per coprire meno di un anno di crescita per rimanere in linea con gli obiettivi europei.

• L’efficienza energetica subisce il taglio principale rispetto al piano del Governo Conte 2, con un taglio di circa 7 miliardi (considerando anche le risorse addizionali nazionali del Fondo Complementare). Il nuovo PNRR rispetto alle circa 32.000 scuole nazionali, identifica risorse per soli 195 edifici. 

• Manca completamente l’avvio della rivoluzione elettrica della mobilità su gomma, con solo 0,75 miliardi per le ricariche. La mobilità elettrica è centro della decarbonizzazione dei trasporti e punto strategico di altri paesi europei, quali la Germania con risorse per oltre 5 miliardi.

• L’idrogeno non è più solo “verde”, senza questa specifica vi è il rischio che possa provenire da fonte fossile, in particolare dal gas.

• Il piano presenta l’anomalia di uno sviluppo sbilanciato a favore del biometano e dei biocombustibili che assorbono il 30% delle risorse per le rinnovabili.

• Il concetto di economia circolare utilizzato è incentrato esclusivamente sul riutilizzo dei rifiuti e non è un programma di innovazione che coinvolga le PMI e l’industria nazionale. 

Nota di approfondimento 

Dai documenti ufficiosi disponibili in data venerdì 23 aprile, il piano è ancora lontano dal potersi definire verde. Non si riesce a identificare nell’allocazione delle risorse i 70 miliardi destinati all’ambiente, come annunciati dal Presidente Draghi in occasione del Summit per il clima di Biden giovedì 22 aprile. Complessivamente e rispetto al piano del Governo Conte 2, la missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” vede le risorse ridursi da 68,9 a 57,01 miliardi, di cui 22,43 miliardi sono risorse in essere che derivano da programmazione dei fondi europei e bilancio nazionale. Il taglio è fatto principalmente a spese dell’efficienza energetica per oltre 7 miliardi. Ne fanno le spese il bonus per la ristrutturazione degli edifici e l’edilizia pubblica i cui benefici in termini di risparmi in bolletta energetica avrebbero restituito alla collettività le risorse oggi stanziate (oltre a contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione ed efficienza).

Risulta quindi chiaro che i cambiamenti apportati dal governo Draghi al PNRR non solo hanno portato a delle manovre ampiamente insufficienti, ma sono di fatto peggiorativi rispetto alla bozza precedente. Questo non ci sorprende, considerata per esempio l’inadeguatezza del Ministro della Transizione Ecologica che non sa neanche che il Carbon Budget è di 262Gt, e non 700 come ha affermato. 
 
Aggiungiamo le parole di Giovanni Mori, attivista di Fridays for Future Brescia, a riguardo durante un intervento a SkyTg24.
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