“Il riscaldamento climatico potrebbe liberare 750 miliardi di tonnellate di carbonio intrappolate sotto il permafrost artico”
Nel mare della Siberia orientale esistono depositi di metano che possono accelerare i cambiamenti climatici su scala globale. Le concentrazioni di metano sono 400 volte più alte rispetto a quanto previsto se il mare e l’atmosfera fossero in equilibrio, secondo l’International Siberian Shelf Study.
Il riscaldamento fa sciogliere il permafrost, il terreno perennemente gelato che si è formato al termine dell’ultima glaciazione. Il permafrost contiene una percentuale considerevole di materia organica che, una volta scongelata, è attaccata da microrganismi che favoriscono la formazione di metano e altri gas naturali, che vanno ad aggiungersi a quelli che sono rimasti intrappolati e gelati da decine di migliaia di anni. Attualmente le bolle di gas si fermano in acqua ma le cose sono destinate a cambiare drasticamente con l’incremento del processo di disgelo.
Il metano è il terzo gas serra più importante nell’atmosfera dopo il vapore acqueo e l’anidride carbonica. Anche se nelle sue fasi iniziali ha un impatto limitato, è un gas serra con un potere climalterante 80 volte superiore a quello della CO2. Sebbene presente in concentrazioni più basse rispetto alla CO2, è da 20 a 28 volte più potente. L’impatto sul clima varia se il metano viene rilasciato tutto in una volta ossia più velocemente rispetto al suo ciclo di vita nell’atmosfera (circa un decennio), oppure attraverso un rilascio graduale. Un problema questo che non può essere ignorato.
Articolo di @will_ita