Se i social ci aiutassero a diffondere amore…

Non sarebbe bello se lo scopo degli algoritmi fosse quello di aiutare le persone a comprendersi meglio?
Se, per esempio, nel momento stesso in cui qualcuno scrivesse un insulto un messaggio lo portasse a riflettere.

Non ce ne rendiamo conto ma quella frase scritta di getto, con rabbia e senza empatia, avrà delle conseguenze negative sulla persona che la riceverà. Tendenzialmente spingerà altre persone a lanciare altri insulti, rendendo la violenza verbale un fatto normale, quotidiano, accettabile. Lo sanno bene Greta Thunberg e molti attivisti di FFF. Nei casi peggiori le parole si trasformeranno in azioni fisiche che faranno danni a cose e persone.

Non sarebbe bello se lo scopo dei social network che utilizziamo quotidianamente fosse quello di aiutarci a scoprire insieme la realtà che ci circonda?
Se, per esempio, prima di pubblicare una notizia venisse sistematicamente chiesta una fonte attendibile.

Pensate quante persone in meno crederebbero che il cambiamento climatico sia una bufala e quante bufale in meno girerebbero nel web. Magari le uniche bufale che vedremmo sarebbero quelle che pascolano nelle praterie!

Non sarebbe bello se le Big Tech decidessero di porsi questi obiettivi?
D’altronde gli algoritmi sono scritti da esseri umani e potrebbero tranquillamente essere pensati e programmati con un altro fine. Purtroppo però l’odio online, le fake news, la polarizzazione…sono tutti fenomeni che fruttano miliardi di dollari sia a società, come Facebook e Google, che vivono letteralmente di pubblicità, sia a chi programma bot e crea campagne di disinformazione allo scopo di influenzare l’opinione pubblica.

I FILI DELL’ #AMORE #ODIO

Questi sono argomenti con cui Fridays For Future e milioni di attiviste e attivisti sparsi per il mondo devono confrontarsi quotidianamente e che purtroppo ci fanno perdere un’enormità di tempo ed energie, tempo che è ormai agli sgoccioli. Vi proponiamo quindi un documentario che approfondisce queste tematiche e ci aiuta a comprendere meglio la complessità della realtà in cui viviamo.
Vi preghiamo di aiutarci a diffonderlo in quanto la RAI, la rete televisiva nazionale pagata con le tasse degli italiani per essere “informati”, ha deciso che non fosse il caso che andasse in onda. Noi stiamo facendo la nostra parte!

Ringraziamo tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo importante documentario italiano: prodotto da Zerostudio’s e la cooperativa Il Salto, con la regia di Valerio Nicolosi e con la collaborazione di Michele Santoro.

Fondamentali le testimonianze di (in ordine di apparizione): Michela Murgia, scrittrice; Alex Orlowski, esperto di propaganda online e di analisi Osint; Matteo Flora, esperto di reputazione online; Silvia Brena, co-fondatrice di “Vox – Osservatorio italiano sui diritti”; Laura Boldrini, deputata; Ada Colau, sindaca di Barcellona, Steven Forti, storico e ricercatore; Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo; Martin Gak, filosofo e giornalista; Tomasz Kitlinski, filosofo, attivista, docente dell’università “Marie Curie Sklodowska”.

RIFLESSIONI POST VISIONE

La nostra speranza è che tutte le piattaforme digitali possano diventare prima possibile degli strumenti concepiti per costruire una società migliore e che chi li usa impropriamente venga disincentivato a farlo. Cogliamo quindi l’occasione per ricordarvi che non tutti i social sono costruiti con gli stessi principi di fondo, in particolare con lo scopo di profilare gli utenti e vendere la nostra attenzione al miglior offerente: questo è l’elemento catalizzante dei fenomeni descritti nel documentario. Altri strumenti, come l’email o Telegram, sono stati utilizzati in modo improprio e malevolo. È bene quindi fare una distinzione tra chi guadagna da questi fenomeni e chi li subisce.

Riteniamo che questo modo di ragionare ci ponga in modo più consapevole rispetto alle scelte che possiamo fare fin da subito per ridurre l’impatto negativo di questi fenomeni sulle nostre vite e che non siamo completamente alla mercé delle decisioni prese dalle aziende tech o da chi crea la propaganda digitale.

PIATTAFORME CHE NON PROFILANO

Interrogandoci dentro a Fridays For Future Italia sul tema più ampio della sostenibilità digitale il nostro principale consiglio è quello di usare il più possibile piattaforme che per loro natura sono prive di profilazione e intelligenze artificiali (AI), in quanto slegate dal modello di business della pubblicità. Questo non elimina i rischi ma li riduce significativamente.

Non tutti i servizi digitali sono infatti forniti di algoritmi che cercano di “indovinare” i vostri gusti o le vostre idee politiche. Sebbene sia vero in moltissimi casi che “se non paghi un prodotto, allora il prodotto sei tu“, non è sempre vero e rischiamo di fare “di tutta l’erba un fascio” mettendo sullo stesso piano servizi con policy, dinamiche e scopi estremamente diversi tra loro.

È il caso ad esempio di Telegram, nato proprio con la missione di realizzare una piattaforma di messaggistica che integra strumenti tipici dei social network salvaguardando più possibile la privacy di chi la utilizza ed evitando di influenzare l’utente su quali canali e gruppi seguire. Per assurdo proprio queste sue caratteristiche lo hanno reso lo strumento ideale per il proliferare di gruppi privati di revenge porn, ma è bene distinguere un utilizzo improprio ed illecito di uno strumento dai problemi sistemici che hanno le altre piattaforme. Riteniamo infatti che con i suoi 400 milioni di utenti Telegram sia, ad oggi, il modo più semplice, sicuro e veloce dove spostare le nostre relazioni digitali e rimanere allo stesso tempo aggiornati grazie ai canali e gruppi pubblici privi di AI (tra cui il nostro: @fffitalia).

Altra alternativa puramente dedicata alla messaggistica privata e alla sicurezza senza compromessi è Signal, perfetto concorrente di WhatsApp: se solo riuscissimo a convincere una grossa fetta di persone a fare lo switch avremmo già conquistato un buon traguardo.

Altre piattaforme come MastodonPeerTubePixelFedMobilizon, grazie al protocollo aperto ActivityPub, affrontano direttamente il problema della centralizzazione del potere nelle mani di pochi. Non solo queste piattaforme sono completamente open source ma sono anche decentralizzate: chiunque può creare un nodo e diventare parte della rete (il “Fediverso“) o addirittura scrivere una piattaforma totalmente nuova. La visibilità tra i nodi sarà determinata dagli amministratori stessi, insieme alle politiche interne delle loro comunità, decidendo eventualmente di non avere rapporti con istanze con contenuti contrari ai principi della propria community. In questo nuovo modo di concepire i social network l’utente diventa più libero di scegliere a quale comunità appartenere e alle comunità di auto-amministrarsi con metodi più democratici e partecipativi. Decidendo di fatto se chiudersi in una bolla piena di hater o far parte di nodi con utenti più moderati e tendenzialmente più interconnessi o avere profili diversi per fare entrambe le cose. È perfino possibile migrare per intero il proprio profilo da un’istanza all’altra.
Questa è forse la prima vera occasione che abbiamo di ripensare totalmente le meccaniche che definiscono il concetto stesso di “social network”, smettendo quindi di essere solamente dei consumatori ma diventarne co-creatori.

STRUMENTI PER MODERARE LA PROFILAZIONE

Ovviamente la maggior parte delle persone e dei dati sono attualmente imprigionati nelle piattaforme mainstream, ma anche per queste ci sono degli stratagemmi per evitare la profilazione o ridurne gli effetti. Il più banale è creare profili con meno dati personali possibili, evitando di mettere likes e minimizzando le interazioni, ma ci sono anche altri metodi complementari:

  • WEB
  • FACEBOOK
    • se ne avete proprio bisogno e usate Android vi segnaliamo Frost: un’app open source alternativa a quella ufficiale che permettere di forzare il feed, nascondere elementi (post sponsorizzati, stories, suggerimenti…) e altre utili opzioni
    • funzioni simili o più avanzate le potete avere in qualunque browser utilizzando l’estensione SocialFixer
    • per seguire le news delle pagine potete utilizzare gli RSS attraverso FetchRss ed eventualmente un bot Telegram
  • INSTAGRAM
  • YOUTUBE
  • TWITTER
    • per connettervi al vostro profilo esistono app alternative che creano delle “sandbox”
    • per seguire passivamente un profilo esistono servizi come Nitter e l’estensione Privacy Redirect

SCEGLI CONSAPEVOLMENTE

Questi sono solo alcuni esempi, il mondo delle alternative è vasto e in costante evoluzione: più persone saranno consapevoli degli effetti collaterali della profilazione e più persone cercheranno soluzioni di questo tipo. La nostra speranza è che questa spinta dal basso possa portare a reali cambiamenti, come è recentemente successo nel caso di Trump.

Visitate la pagina Canali & Social per scoprire come seguirci in base ai nostri principi di sostenibilità digitale.

Vi consigliamo anche di leggere l’articolo di XR Italia sui Social Ribelli per approfondire maggiormente alcuni aspetti.

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1 commento su “Se i social ci aiutassero a diffondere amore…”

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