«Il vero business era quello dei carichi che dal Nord Europa arrivavano al Sud.
Rifiuti chimici, ospedalieri, farmaceutici e fanghi termonucleari.
Scaricati e interrati dal lungomare di Baia Domizia fino a Pozzuoli. (…)
I rifiuti erano scaricati da camion e gettati nei campi e nelle cave di sabbia.
Negli anni le cassette di piombo si saranno aperte, ecco perché la gente sta morendo di cancro.
Stanno morendo 5 milioni di persone».
Dalle dichiarazioni del boss Nunzio Perrella ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli scorgiamo una realtà occulta ma tutt’altro che rara.
Il benessere e i comfort del cosiddetto Nord Globale non esisterebbero senza il sistematico sfruttamento del rispettivo Sud.
Per noi che viviamo in Campania è una realtà con cui fare i conti ogni giorno, sulla nostra pelle. Un’ingiustizia che ci spinge a reagire, contestare e alzare la voce.
Sabato 5 novembre abbiamo inondato le strade di Napoli, con rabbia e con amore, a difesa di tutte le battaglie intrinsecamente connesse che convergono nelle piazze e nelle assemblee.
Siamo scesi in piazza insieme al collettivo di fabbrica GKN e a tantissime realtà locali, per una nostra visione di transizione ecologica che sia anche sociale, studentesca e lavorativa.
Abbiamo manifestato a un giorno dall’inizio della ventisettesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27), che si svolge in Egitto: ennesimo paese che reprime i diritti sociali con arresti illegittimi; ennesimo paese del Sud del mondo soffocato e sfruttato in nome del benessere occidentale e di pochi potenti.
Sappiamo che il percorso intersezionale che stiamo costruendo non si risolve in una singola data.
Ieri eravamo a Firenze e a Bologna, sabato siamo stati a Napoli, domani inseguiremo ancora altre consapevolezze, volontà e azioni collettive.
Per questo, per altro e per tutto.
Convergiamo per insorgere.