Venerdì 24 novembre, durante il Black Friday abbiamo denunciato l’orrore che si nasconde dietro agli sconti e ai profitti record che i marchi della fast fashion ci propongono in questa giornata, che ignorano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e inquinano acqua e aria.
Infatti, questo settore ha conquistato anche un altro record oltre ai profitti, perché è responsabili del 10% delle emissioni di CO2 mondiali, e consuma 93 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno, in più è causa del 20% delle acque inquinate.
H&M è la quinta industria di fast fashion per fatturato, per questo eravamo là davanti, ad interrompere lo shopping. In più in questo periodo è una delle protagoniste quando si parla di sfruttamento di lavoratori e lavoratrici.
Non a caso è da poco scoppiata una protesta in Bangladesh tra gli impiegati delle aziende che riforniscono H&M, per chiedere un aumento dei salari, che ad oggi è di circa €70 al mese. 10 anni fa, il crollo del Rana Plaza in Bangladesh ha ucciso 1100 lavoratori e lavoratrici del tessile.
Inoltre, come ha denunciato anche il movimento “Non una di meno”, la fast fashion è responsabile di inasprire gli stereotipi di genere, e promuove standard di bellezza tossica con i propri modelli e modelle.
Noi a questo non ci stiamo! Quindi, invitiamo cittadini e cittadine a riflettere, e a boicottare insieme a noi il sistema produttivo che sta portando l’umanità verso un cambiamento climatico che minaccia di diventare irreversibile. Noi non possiamo restare a guardare mentre grandi aziende fanno profitto sulle spalle dei più deboli, distruggendo il nostro futuro.
Insieme possiamo agire per cambiare le cose, tuttɜ insieme possiamo fare la differenza.
(Immagine dell’azione di Fridays For Future Torino)