Testo collettivo di inizio anno FFF Italia

Quella che vediamo ora è la superficie. È un puntino piccolissimo della mobilitazione di massa che ci serve per evitare che il fango sommerga le nostre città, o la siccità dissecchi le campagne e prosciughi i fiumi, per evitare che il ghiaccio ci frani addosso ancora e ancora. Non c’è via di mezzo qui, o i fiumi di fango o i fiumi di persone che lottano.
Siamo marea, non dimenticatelo.

Il 2022 e oggi, perché questo testo.

Siamo in un nuovo anno, e da quando abbiamo cominciato a mobilitarci con Fridays for future sono passati quasi quattro anni. Da quando siamo scesi in piazza le prime volte nel 2019, l’umanità ha rilasciato in atmosfera oltre 150 gigatonnellate di CO2. Il nostro budget di carbonio è stato rosicchiato, morso dopo morso, e ci troviamo ora a meno di sette anni dall’esaurirlo completamente.

Sapevamo che sarebbe stata una sfida difficile, ma in quei primi mesi avevamo la sensazione che le cose stessero cambiando davvero. Che, arrivati dove siamo ora, il mondo avrebbe già preso la direzione che cercavamo di indicare. Invece siamo ancora qui, a difendere ogni piccola vittoria, ad avanzare centimetro dopo centimetro mentre il tempo scorre inesorabile e i disastri si sommano uno all’altro.
Solo nel 2022 abbiamo visto la siccità, le alluvioni in Pakistan, nelle Marche, in Arabia Saudita, in Congo, la frana a Ischia e la recente bufera di neve e gelo negli Stati Uniti. La risposta alla crisi climatica è passata da una prima fase di negazione a una seconda di inazione. E i governi, tra cui il nostro, stanno andando nella direzione sbagliata.

Insieme a queste sfide abbiamo un nemico molto feroce da affrontare: la rassegnazione. La
frustrazione perché i nostri sforzi non conducono a nulla. Ma una sola frase lo dice meglio di tutte: se lottiamo, possiamo vincere, se non lottiamo abbiamo già perso. Alcune persone chiedono se il nostro attivismo funziona. Ma davvero starebbe solo a un po’ di giovani e ragazzi sistemare questo disastro? Noi diciamo di no, chiunque è chiamato in causa oggi, ma siamo cert3 che noi non ci tiriamo indietro. Lottiamo per la felicità, per la vita, per la bellezza, per la dignità e la libertà. I tanti momenti passati insieme, più o meno dalla fine del 2021 fino a ora, ci hanno ridato slancio ed energie.

Il messaggio che vogliamo dare per il 2023 è di non arrenderci per nessun motivo: come ci
insegna la scienza del clima, dei piccoli cambiamenti possono generare conseguenze
imprevedibili. Sbaglieremo, saremo delusi, ma se non tenteremo nuove strade e non ci metteremo in discussione non potremo neanche mai scoprire nuove potenzialità. Se il mondo ha bisogno di tutt3 noi allora ha bisogno anche di te.

Abbiamo raccolto in questo testo di scrittura collettiva il percorso del movimento, per raccontare la storia che stiamo scrivendo e che abbiamo scritto quest’anno. Molte cose non ci sono perché sarebbe troppo lungo farle stare ma non perché sono meno importanti. Ogni singolo passo ci ha portat3 qui, ogni persona che lo ha fatto o ha contribuito è stata vitale in questa storia.

La seconda parte di questo testo guarda al futuro, mettendo insieme le speranze e i propositi. I tempi peggiorano, e nella situazione in cui ci troviamo possiamo scegliere come affrontare i
prossimi mesi.


Il 2022

Quello che abbiamo fatto e i risultati che abbiamo ottenuto non sono stati casuali. Sono stato frutto di lavoro, impegno, organizzazione e divertimento. Non è un’etichetta a definirci, ma il lavoro assieme, un lavoro quotidiano, politico, di cuore e costanza.


Una nuova guerra scatenata dal potere e dai combustibili fossili

All’inizio dell’anno è esploso il conflitto in Ucraina, che insieme alle altre guerre porta dolore e morte ed è un enorme causa di emissioni. I maggiori media hanno deciso di mettere di nuovo da parte la crisi climatica come se non ci si potesse concentrare su più cose allo stesso tempo.
Siccome però non siamo attivist3 per finire nei notiziari, abbiamo lottato anche per la pace, in supporto alla popolazione colpita dell’Ucraina, molti gruppi locali hanno organizzato
manifestazioni e incontri, raccolte di vestiti e azioni di supporto, scoprendo anche il terribile
legame tra la dipendenza dai combustibili fossili e la guerra.
Questo ci spinge a usare ancora di più le nostre energie per una pace vera, una pace tra i popoli e la natura, e non è stato facile, unirsi e parlare con tanti gruppi e movimenti che cercano di fare lo stesso, quando in mezzo si infila anche chi cerca voti o cerca di apparire e sfruttare l’entusiasmo o l’attenzione pubblica del momento.


Gli incontri nazionali e internazionali

Ci sono state assemblee nazionali e campeggi climatici in tutto l’anno, a Civitavecchia, Torino, Venezia e sulle Alpi Apuane.

Il Climate Social Camp e il Meeting Europeo, più di mille persone a scorrazzare per il parco della Colletta tra una tenda e l’altra. Non capita spesso di poter incontrare e conoscere persone provenienti da paesi o continenti diversi che lottano per la giustizia climatica. Ed è stato simile per le tappe delle Apuane e di Venezia. È incredibile organizzare eventi così grandi con persone che non sempre la pensano allo stesso modo. La preparazione, prendere delle decisioni, ragionare per grandi numeri, responsabilizzare le persone in base ai ruoli da svolgere, vedersi più spesso. Il poter “usare le mani”, attivarsi seriamente non solo a parole.

Nonostante queste esperienze siano state indimenticabili, spesso non sono servite a far evolvere il movimento e ad avvicinarci di più a qualcuno dei nostri obiettivi e questo è qualcosa da migliorare in occasioni simili.

Anche grazie a questi momenti le nostre azioni hanno imboccato una strada netta: giustizia
climatica e sociale. Sebbene questa è sempre stata la nostra stella polare, ne abbiamo compreso il significato solamente ora, grazie allo studio, grazie a un costante confronto con mille realtà italiane ed estere e un’azione politica più radicale, in tutti i sensi.


La convergenza: un percorso che possiamo vivere insieme

FridaysForFuture è anche il più grande agglomerato di realtà che dialogano con loro, e serve
ampliare le maglie delle proteste, rendere la mobilitazione più larga a livello generazionale e
occupazionale. Un esempio è la convergenza con il collettivo di fabbrica dei lavoratori ex GKN.

Una battaglia che ha unito attivisti per il clima e lavoratori e che ha incrinato la narrativa “o
ambiente o lavoro”. L’insorgiamo tour ha fatto conoscere questo gruppo di lavoratrici e lavoratori in tutta Italia e in autunno la convergenza si è allargata e si è spostata su altre piazze, a Bologna e a Napoli, avviando un percorso in tutta la penisola, in territori dove questo non era arrivato ma dove c’è la stessa voglia di giustizia.

Per non parlare del lavoro che ci spetta per iniziare a parlare e convergere con movimenti e
collettive transfemministe, da Non Una di Meno agli Stati Genderali, fino alle piccole collettive locali. Sentiamo ancora di più la necessità di contaminarsi per creare insieme una vera giustizia climatica e sociale.


Decolonizzare le nostre vite e le nostre azioni

Discutere con attivist3 MAPA (“aree e popolazioni più colpite”) ha portat3 a riflettere su quanto il colonialismo sia alla base della crisi climatica. Se guardiamo la realtà quasi sempre i grandi progetti di estrazione di combustibili fossili e di sfruttamento delle risorse naturali avvengono proprio nelle aree che erano colonie in passato, nel cosiddetto sud del mondo. In quei posti che vengono considerati di poco valore, colpiscono popolazioni o gruppi che “contano meno”. Ed è anche questa idea che vogliamo sradicare, dobbiamo continuare a lottare insieme a chi vive in quei paesi perché solo in questo modo potremo costruire un mondo più giusto.

Aziende italiane hanno progetti di estrazione di combustibili fossili in altri paesi, come quello di Eni in Mozambico. Come possiamo dire che affrontiamo la crisi climatica quando le nostre compagnie avviano questi progetti e poi grazie a essi fanno enormi profitti?


L’agenda climatica e il clima delle elezioni

Finita l’estate ci aspettava lo sciopero globale il 23 settembre e il 25 le elezioni. Era un’occasione. E abbiamo fatto tutto il possibile per coglierla. È nata così Agenda climatica. Decine di attivisti che lavoravano al mare, in montagna, in vacanza, ovunque pur di avere un impatto sulla campagna elettorale. Obiettivo: far parlare di clima.

La costruzione dell’agenda climatica e gli incontri con 3 candidat3 hanno aperto spazio al dialogo. Nonostante idee differenti all’interno del movimento, con i nostri articoli, l’agenda climatica e gli incontri abbiamo fatto parlare di più di crisi climatica in un momento in cui veniva spesso citata superficialmente, senza che nessuno spiegasse concretamente i propri piani per il futuro.


I prossimi mesi.

Guardiamo al 2023 con determinazione.

I compiti che ci spettano come gocce della tempesta rivoluzionaria sono semplici: coinvolgere, organizzare e organizzarci, convergere ed insorgere.

 

– coinvolgere

A volte c’è la sensazione di non riuscire a “concretizzare”, a realizzare un obiettivo visibile. Ma il nostro desiderio continua a essere di portare un cambiamento nelle nostre città: risultati che possiamo riconoscere, che testimoniano l’impegno. Vogliamo che il 2023 abbia nuove idee e persone e che assuma un peso importante.


Ai giovani che ancora non si sono avvicinati al movimento consigliamo di farlo perchè è un modo per crescere, conoscere persone interessanti ed aumentare la fiducia in sé. Significa cercare l’occasione e il coraggio di essere più protagonista e in modo sano. Ciascuno può trovare il suo ruolo nel movimento e serve lavorare per raggiungere tra le persone un livello uniforme di preparazione sui temi che affrontiamo come movimento.


– organizzare e organizzarci

Noi stess3 siamo chiamat3 a costruire la nostra liberazione, e perciò non possiamo delegare a
governi, capoccia, cerchia ristrette di persone o burocrazie.

Abbiamo da buttarci a capofitto nelle nostre realtà territoriali. Parlare a tu per tu con chi ci sta intorno, a scuola, nelle università, nei paesi, nelle città, sul posto di lavoro ed in giro. Mescolarci nella cultura delle nostre terre e insieme rivoluzionarla. Siamo convinti che solo partendo “dal basso” si possono ottenere i risultati migliori e organizzare cose, muoversi e fare, ci rende uniti e realizzati.

Serve approfondire temi e comprendere meglio ciò che sta avvenendo in relazione alla crisi
climatica. Decolonizzare la società e il movimento mettendo al centro chi è più colpito e meno responsabile, guardando non solo ai MAPA “del mondo” ma ai MAPA che vivono nelle nostre comunità.

Dobbiamo ascoltare la scienza sul clima per capire la situazione in cui ci troviamo, rifiutiamo posizioni che derivano dalla sola ideologia e cerchiamo il giusto equilibrio tra concretezza, ossia presa di coscienza della situazione attuale e di ciò che è possibile, e idealismo, cioè capacità di immaginare un sistema diverso e di renderlo realtà.


– convergere

Oggi siamo in una fase di titubanza. Finito il ciclo mobilitativo c’è una dispersione delle parti che lo hanno animato: crediamo che il motivo principale sia perché una reale convergenza ancora non c’è stata. La convergenza non deve avere il solo scopo di unire le forze ed essere di più in piazza ma ogni attivista e lavorator dovrebbe avere ben chiaro che stiamo lottando insieme. E lottare ə unit significa anche avere la capacità di marciare separat e colpire insieme. ɜ ɜ

Invitiamo ogni gruppo locale a concretizzare questa convergenza parlando con l lavorator ə ə e i sindacati della propria città, e riflettendo di più su questo percorso.

Invitiamo le diverse componenti del movimento climatico e ecologista a essere più unite e
supportarsi a vicenda. È necessario uno spettro di movimenti per il clima diversi, da Ultima
Generazione a Ecologia Politica a Legambiente a ogni comitato e gruppo.

Invitiamo il mondo studentesco a collaborare, e vogliamo dialogare con i collettivi ed essere più presenti nelle scuole con l3 nostr3 coetane3.


– insorgere: agire per creare speranza
3 marzo sciopero globale per il clima

Guardiamo allo sciopero globale e non vorremmo riorganizzare la solita manifestazione. Vogliamo dare a quel giorno nuovi colori e nuove sfumature, e che i partecipanti siano maggiormente coinvolti nella causa.

Nella società gli scioperi globali sono il simbolo della nostra identità di movimento. Ma nel 2022 ci siamo accorti che questo è limitante. Non solo dal punto di vista comunicativo, responsabilità di chi racconta il movimento, ma anche per noi attivist3. Desideriamo sperimentare tanti modi di fare attivismo.

Essendo la data vicina all’8 marzo dovremmo allargare i nostri orizzonti e i nostri contatti con la marea fucsia che ogni anno mobilita nel nostro paese centinaia di migliaia di persone. È il momento di creare convergenza e dimostrare che Fridays For Future è un movimento
transfemminista, senza pestarci i piedi, ma creando insieme situazioni di scambio e dialogo per crescere più forti prendendosi cura l’un3 dell’altr3.

Stiamo organizzando e invitiamo a organizzare campagne su tematiche come la crisi energetica e organizzarci in progetti concreti come le comunità energetiche. Organizzarsi per contrastare le ingiustizie globali che stanno alla base della crisi climatica e per dare un ruolo centrale ai Mapa.

E’ necessario aumentare l’urgenza nella tipologia di azioni e allo stesso tempo rimanere il punto di contatto tra persone e gruppi diversi. Questo è il nostro punto di forza.
Ulteriore strumento è costituire associazioni con cui portare le attività nelle scuole e fare incontri e altre azioni in città.


L’assemblea nazionale a Bari

E’ un momento necessario per ripercorrere il percorso che abbiamo fatto finora e proseguire
anche perché abbiamo capito quanto rimandare la discussione interna di importanti temi sia
problematico.

In piena primavera avremo a Bari l’Assemblea Nazionale e uno dei temi più importanti sarà
l’identità. Vogliamo arrivare a idee e scelte che possano aiutarci e accompagnarci nel percorso successivo, e usare questa assemblea per affrontare problemi e temi che sentiamo importanti.

Come la cacc*io di orizzontalità, tanto lodata, mica tanto attuata. All’assemblea futura a Bali (“che è Bari , ma mi piace pensarla più come un momento di assemblea mista divertimento dove si incontrano altre persone”) desideriamo un’analisi su questa cosa e la creazione di una struttura ragionata e solida. Vogliamo trovare nuovi modi di pensare la nostra attività e soprattutto di valorizzare una delle caratteristiche fondanti del nostro movimento, cioè la capillarità.

In vista di questo momento stiamo organizzando e formando un team di facilitatorɜ in modo da aiutare le discussioni.


Quindi adesso.

Nei mesi che vengono vogliamo coinvolgere nuove persone e continuare a muovere le persone e la cultura. Mantenere il movimento come base attiva di tante altre entità di auto-organizzazione che vengano create proprio a partire dal movimento stesso.

Un altro mondo è possibile: un mondo in cui tutto è per tutt , ogni persona può decidere di sé e ɜ del proprio corpo e di vivere nel benessere, nel rispetto delle libertà di ciascun e del pianeta. Il potere è distribuito tra le persone. Il diritto alla felicità, alla bellezza e ad una buona e libera vita sono le leggi fondamentali di questa società. Cooperazione e comunità inclusive sono i principi organizzativi.

Perché questo sia realtà ci servirà molto. Ci serve che chiunque abbia a cuore la sopravvivenza dell’essere umano sulla Terra, e degli ecosistemi da cui dipendiamo, si faccia avanti. Abbiamo bisogno di nuove leggi per regolare la difesa del clima e la giustizia, abbiamo bisogno di fermare ogni investimento nei combustibili fossili e di investire invece in efficientamento, riduzione degli sprechi e rinnovabili.Abbiamo bisogno di movimenti ampi e inclusivi.

E soprattutto abbiamo bisogno di essere onesti su quanto stiamo fallendo come società e di molta determinazione per cambiare.

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