In queste ore l’uragano Melissa ha colpito con forza i Caraibi, specialmente in Giamaica.
Si tratta dell’ennesimo evento metereologico estremo legato alla crisi climatica, con venti fino a 300 km/h e danni inestimabili a territori già impoveriti.
La frequenza e la potenza di questi eventi è aumentata dalla crisi climatica: pur essendo difficile stabilire una causalità diretta, è certo che il basso tempo di ritorno – ovvero l’aumentata frequenza – di eventi di questo tipo sia causata dai cambiamenti climatici.
A questo si aggiunge il danno, reso maggiore a causa del fatto che colpisce territori già provati da crisi anche ambientali e climatiche. Insomma: anche una questione di giustizia climatica.
In questi giorni il Segretario generale dell’ONU Guterres ha affermato che è ormai impossibile fermare il riscaldamento globale di +1,5°C rispetto alla media preindustriale: significa che le centinaia di miliardi di dollari di danni che ogni anno la crisi climatica prova nel mondo aumenterà, assieme ai morti diretti e indiretti.
Con l’avvicinarsi della COP30, l’incontro internazionale sui cambiamenti climatici, abbiamo il dovere di portare massima attenzione sui territori più colpiti e dobbiamo dare voce a quei popoli che vengono zittiti mentre la crisi avanza.

