Entro il 30 novembre si deciderà il destino dell’Ilva.
A fine mese potrebbe concludersi l’accordo per far tornare l’Ilva nelle mani statali, dopo uno scontro legale durato un anno e mezzo con il colosso franco-lussemburghese ArcelorMittal, affittuaria dello stabilimento dal 2016.
Per mascherare l’ennesimo maxi investimento in impianti letali per la salute e per il clima, il governo annuncia l’intento di convertire a “Carbon free” (solo) un terzo della produzione entro il 2025
Da FFF Taranto ci segnalano che sentir parlare di “decarbonizzazione dell’Ilva” ha fatto sorgere non pochi dubbi ai locali:
Da una parte si parla di convertire gli impianti dal carbone al gas, cosa che potrebbe avvenire in non meno di 10 anni. E nel frattempo? Cosa farà la metà dei lavoratori che già oggi è in cassa integrazione? Che aria respirerà chi per 10 anni continuerà a vivere a pochi chilometri dagli altiforni?
Senza dimenticarci che anche il gas è un potente climalterante.
Dall’altra il governo ha in mente di aumentare la produzione a 8/10 milioni di tonnellate annue, cosa che difficilmente riusciranno a fare senza un intenso utilizzo dell'”area a caldo”, alimentata a carbone, nonché la più inquinante.
Non pensate che i soldi degli italiani potrebbero essere spesi in modo migliore, piuttosto che in una fabbrica che inquina, devasta, uccide e perde circa 100 milioni di euro al mese?
Ci uniamo all’appello degli/lle abitanti di Taranto che chiedono chiusura, smantellamento, bonifiche, decontaminazione dei terreni e il reimpiego degli operai: non vogliamo né un’Ilva a carbone né a gas!
Più informazioni in questo articolo del Fatto Quotidiano.