Oggi, 9 novembre 2020, i membri della commissione affari economici e della commissione per i bilanci del Parlamento Europeo voteranno per decidere se le industrie inquinanti (come quelle dei combustibili fossili, ma non solo) potranno aver accesso ai finanziamenti del Recovery Fund.
Questi fondi dovrebbero essere utilizzati per aiutarci ad uscire dalle diverse crisi che l’Europa sta affrontando in questo periodo (pandemia globale, crisi socio-economica, eventi estremi sempre più frequenti causati dai cambiamenti climatici) e per realizzare una vera transizione ecologica, orientata al benessere delle persone e dell’ambiente.
Perché è così importante questa votazione?
La Commissione per l’ambiente del Parlamento Ue ha approvato una risoluzione sul Recovery Fund che esclude le fonti fossili dai prossimi finanziamenti europei per la ripresa economica. Per quanto riguarda gli obiettivi al 2030, è stato votato un taglio delle emissioni del 60% in confronto ai livelli del 1990, e inoltre si prevede di eliminare del tutto i sussidi diretti-indiretti ai combustibili fossili entro il 2025.
Sarebbe un controsenso ammettere le fonti energetiche fossili ai finanziamenti del Recovery Fund, ma c’è molta incertezza. Infatti, diversi Stati membri finora sono stati poco propensi ad accettare questo principio.
E l’Italia? Fra i grandi favoriti per ricevere i finanziamenti c’è anche l’ENI, la multinazionale più inquinante d’Italia, che ha chiesto 12 miliardi di euro per la realizzazione di un impianto al largo di Ravenna per la produzione di idrogeno da fonte fossili e per lo stoccaggio di CO2 in ex giacimenti di gas.
In lista ci sarebbe anche il Ministero dei Trasporti che richiedono svariati miliardi per il completamento o la creazione di autostrade.
Facciamoci sentire! Non possiamo accettare che ancora volta vengano finanziate industrie inquinanti e distruttive: le aziende fossili non devono accedere al Recovery Fund!
Immagine del Fridays for Future Bergamo
Per approfondire:
• QualEnergia
• Domani