L’alluvione nelle Marche: un primo assaggio di crisi climatica

«Sono passate poche settimane da quando parlavamo di grave siccità e ora siamo già alle prese con le esondazioni. Se qualcuno non lo avesse ancora capito, il clima è cambiato e nel futuro non c’è da aspettarsi che la situazione migliori»

Farabollini, presidente dell’ordine dei geologi delle Marche

15 settembre 2022

Una pioggia persistente e violenta comincia a cadere sulle nostre teste, nessuno ancora può immaginare cosa succederà nelle prossime ore tra le province di Ancona e Pesaro-Urbino. L’acqua del fiume Misa, a Senigallia, comincia lentamente a salire, è un fiume capriccioso, che sembra sempre in secca ma che tende a gonfiarsi velocemente con le piogge. Quando straripa non ci rendiamo conto della sua pericolosità, alcun3 si preoccupano della macchina nel garage sotterraneo, altr3 chiamano i parenti pensando che non succederà nulla di grave. Ben 12 persone perdono la vita, molte altr3 perdono la propria casa, la propria attività, i propri beni costruiti con anni di sacrifici. La natura dà e la natura toglie dimostrandoci, ancora una volta, la nostra fragilità davanti ad una forza infinitamente superiore alla nostra. Come tutte le tragedie, anche questa alluvione sembra improvvisa e inaspettata ma, come vedremo, di inaspettato in questo evento c’è ben poco.

Torniamo indietro di pochi mesi a questa estate rovente, un’estate da record in cui un dato è importante da tenere a mente: il mare Mediterraneo raggiunge e mantiene una temperatura superiore ai 27 gradi per 43 giorni consecutivi. Verso fine agosto Mercalli prevede eventi atmosferici e piogge violente: “Il mare caldo è uno dei principali fattori che incrementa la probabilità di questi eventi”. Barbara Gallavotti, biologa, ci spiega che la “benzina” dei temporali sono grandi masse di aria umida e calda, “cosa che abbiamo in questo periodo perché i nostri mari hanno avuto una temperatura insolitamente alta”. Oggi Lorenzo Tedici, meteorologo de ilmeteo.it afferma che: “E’ purtroppo prevedibile che su un mare caldo, anche nelle prossime settimane, si formino questi temporali che poi traendo l’energia diventano ancora più forti e, se vanno a stazionare nella stessa zona per più ore, possono provocare eventi di questo genere”. Infatti, sulle Marche si scaricano 400 mm di pioggia, l’equivalente di 6 mesi di pioggia in poche ore, in quello che è stato chiamato un temporale autorigenerante.

Un altro fattore importante è la siccità che ha colpito l’Italia quest’estate: il primo semestre del 2022 è stato il più caldo di sempre e le precipitazioni hanno registrato un calo del 45%, con danni alle coltivazioni stimati a 3 miliardi ed un calo del 30% della produzione agricola. Proprio questa estate è uscito un interessante articolo che collega periodi di siccità seguiti da intense piogge alle alluvioni.

Ciò che succede è che mentre il terreno umido impiega 9 secondi per assorbire un bicchiere di acqua, il terreno estivo impiega 52 secondi mentre il terreno siccitoso impiega più di 15 minuti. È questo il motivo per cui a periodi di siccità seguono spesso dei “flash flooding” o alluvioni lampo.

Torniamo ancora indietro al 25 marzo 2016, una delibera regionale diceva che “il rischio di esondazione riguarda il centro abitato del comune di Senigallia e l’intera pianura alluvionale del fiume che ricade anche nei territori di Trecastelli, Ostra, Ostra Vetere e Corinaldo”, cioè esattamente le zone colpite dall’alluvione. Che la zona fosse a rischio di alluvione lo si sapeva da decenni e la necessità di interventi idraulici era stata già decisa nel 1986. Gli interventi erano stati definiti come urgenti ma mai eseguiti ed erano rimasti solo su carta. Negli ultimi due anni, al contrario, i fondi del Commissario al rischio idrogeologico delle Marche sono stati azzerati. Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, afferma che “Non possiamo evitare fenomeni estremi come gli oltre 400 millimetri di pioggia caduti in poche ore – osserva -, quello che però è in nostro potere evitare è che i fiumi e i torrenti straripino in prossimità dei centri abitati”.

Qual è il punto? Questa era una tragedia annunciata.

Il mare con temperature record, la siccità e l’assenza di prevenzione a livello idrogeologico sono state causate dall’inazione dei politici e delle persone al potere nel proteggere il clima. E questa tragedia può accadere in ogni parte d’Italia, e in questi giorni alluvioni lampo stanno già colpendo altre aree.

Ora stiamo vedendo anche un’altro fatto. Nelle scorse settimane violente alluvioni hanno colpito il Pakistan, uccidendo centinaia di persone e portando il paese a avere 33 milioni di sfollati. Riesci a immaginare cosa significhi che 33 milioni di persone sono sfollate? È più della metà della popolazione italiana e più di tutta la popolazione dell’Australia. Ecco quante persone in questo momento sono senza casa. 

Questa notizia però non è praticamente passata nei media tutti i giorni, non ci sono state analisi, né le persone sembrano preoccuparsi. Solo perché è più lontano da noi possiamo permetterci di fare finta che non sia grave. E solo ora che la stessa distruzione colpisce le nostre Marche ci accorgiamo invece di qual è il dolore che si vive.

Ma andiamo avanti.
Dopo le alluvioni in Pakistan gli Stati Uniti hanno donato 30 milioni di dollari, hanno dato meno di 1 dollaro a persona agli sfollati. Il Canada, che contribuisce annualmente con 530 milioni di tonnellate di CO2, il che significa che sta attivamente incendiando la terra, ha dato 5 milioni di dollari in aiuti. Che sono meno di 50 centesimi a persona. Il Pakistan ha per così dire contribuito alla crisi climatica per meno dello 0,5%, ed è tra i paesi più colpiti, eppure vengono lanciate briciole per riparare i danni e viene anche detto di essere grati. 

“Immaginate se per tutto quello che avete perso, vi venisse dato 1 dollaro. Non siamo responsabili del cambiamento climatico come lo sono gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e l’Europa. Il Pakistan può sembrare una realtà lontana in questo momento, ma quello che sta accadendo sul nostro territorio è il futuro del resto del mondo se non smettiamo di bruciare combustibili fossili.” Ha detto la pakistana Ayisha Siddiqa riguardo alle alluvioni nel suo paese, e vediamo che non è solo un monito, ma è la realtà.

Per anni siamo stati ciech3, e ora paghiamo le conseguenze, ma in modo ineguale. Un recente studio ha notato come solo l’1% più ricco della popolazione globale è responsabile di un quarto delle emissioni climalteranti dal 1990. A essere più colpite dai danni delle alluvioni, del caldo estremo e della siccità, però, sono le persone meno abbienti e quindi più vulnerabili. 

Quello che ci serve quindi è una azione rapida, a partire da:

  • lo stop di tutti i nuovi progetti fossili, a tutti i permessi e tutti i finanziamenti, con una riconversione del settore energetico alle fonti rinnovabili,
  • l’adattamento ai cambiamenti climatici già in atto.

Trovate questi punti più dettagliati nella nostra agenda climatica.

Quello che ci serve ora è recuperare il tempo perso. Le persone morte non avranno indietro la vita, mentre le conferenze sul clima vuote e gli accordi infranti possono portare solo a altre morti e altro dolore. Se vogliamo evitare questo dobbiamo cambiare tutto, e dobbiamo cambiare le regole. Costruiamo una società che metta la vita prima del profitto, e fermiamo ogni progetto e opera che va contro la protezione del clima e la giustizia sociale.

Dobbiamo smascherare l’ingiustizia e mostrare solidarietà, e mai, mai, normalizzare l’odio che è alla base dello sfruttamento delle persone e del pianeta.

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