EACOP (East African Crude Oil Pipeline) è un oleodotto di 1443 km che porterà il petrolio greggio dall’Uganda alla Tanzania fino all’oceano.
La sua realizzazione coinvolge la compagnia francese Total e la cinese Cnooc, ma anche innumerevoli banche, compagnie assicurative, istituzioni pubbliche da tutto il mondo!
L’Italia ha visto in prima linea SACE, l’agenzia di credito all’esportazione controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che si era resa disponibile ad assicurare il progetto (e quindi risarcire le compagnie in caso di perdite economiche).
Ma SACE non ha retto alla pressione di attivist3 e associazioni che hanno continuato a martellare l’agenzia affinchè cambiasse idea… ed è successo veramente!
È arrivata oggi la notizia che SACE rinuncerà ad assicurare l’oleodotto. E senza garanzia pubblica difficilmente le banche private investiranno su un progetto così impegnativo e rischioso.
Se avevi partecipato al mailboming del 26 aprile è anche merito tuo, la tua voce si è unita a quella di oltre un milione di persone che in tutto il mondo stanno lottando per fermare EACOP, arrivando fin dentro le sedi di SACE!
Basterà a scoraggiare le altre compagnie coinvolte? Non fermiamoci, ecco cosa possiamo fare ancora:
- Italia: resta nel progetto Isoaf, che si è aggiudicata una commessa da 254 milioni di dollari; inoltre nella raffineria a monte dell’oleodotto sono coinvolte Saipem (controllata da Eni e Cassa Depositi e Prestiti) e Nuovo Pignone
- Francia e Cina: uniamoci all3 attivist3 che dovranno convincere Total e Cnooc ad abbandonare il progetto
- Mondo: la campagna #STOPEACOP non si ferma, continuiamo a sotenerla attraverso il sito www.stopeacop.net
La campagna chiede non solo di fermare EACOP ma anche di investire nella tutela della biodiversità, nelle rinnovabili, nel turismo, nell’agricoltura su piccola scala e nei programmi di riforestazione nell’Africa orientale, per offrire più posti di lavoro alle comunità locali, benefici economici e un ambiente più pulito a beneficio di tutt3.
Fermiamo i progetti che devastano i territori per dare profitto a poche multinazionali, la voce delle comunità deve essere ascoltata!