di Angela Tognolini,
La Botanica
La siccità, la terra spaccata dal caldo. In tutta l’Italia stiamo sperimentando sulla nostra pelle gli effetti di un clima reso sempre più instabile dalle attività umane. Lo vede bene chi vive con le piante: da chi ha qualche vasetto in balcone a chi coltiva un campo, tutti le guardiamo faticare, piegarsi, avvizzire.
Noi, che quest’anno stiamo lavorando senza sosta per finire i lavori della nostra casa, le nostre piante le abbiamo aiutate davvero poco: il giardino e l’orto sono rimasti quasi abbandonati, soli a combattere il caldo e la sete.
Eppure loro ci provano lo stesso. Con un’incredibile, immotivata generosità, regalano frutti. Regalano fiori alle api, ciliegie agli uccelli e lamponi a noi, che li mangiamo colti dalla pianta, seduti in mezzo alla borragine. Il sottobosco, tutto intorno, è un tappeto impavido di fragoline.
E fa quasi commozione, fa quasi male. Vedere la forza paziente e semplice delle piante, il loro lavorare con quello che c’è, il loro tenace e istintivo seguire la stagione. Fanno scuola di resistenza, scuola di ottimismo, scuola di abbandono alla danza della vita: è il tempo, fruttifica, fiorisci.
Siamo noi esseri umani a dover cambiare le cose, per salvare noi stessi dal baratro che la nostra specie si trova davanti. Ma mentre lottiamo, mentre cerchiamo di cambiare noi stessi e il danno che abbiamo creato, possiamo sempre guardare a loro per rincuorarci, per ricordarci per cos’è che ci impegniamo. Per ricordarci qual è il nostro posto nel mondo: al fianco delle altre creature vive, non sopra né sotto. Al fianco delle altre creature vive, in questa danza faticosissima e incantata.