Il calo delle emissioni e della domanda di energia…

I dati preliminari sulle emissioni 2019 mostrano che in quell’anno le emissioni di gas serra nell’Unione Europea sono diminuite del 4% rispetto al 2018, e del 24% sul 1990.
La diminuzione più significativa in 10 anni.

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), la domanda di energia nel 2019 è calata del 5%. Poi è arrivata la pandemia, e i lockdown hanno imposto un’altra riduzione. Nei primi quattro mesi del 2020 la domanda di energia si è già ridotta del 3,8% rispetto al 2019.

Per l’IEA, se questa tendenza durasse, la domanda di energia del 2020 dovrebbe calare del 6% (come le emissioni di Italia, Francia e Regno Unito) azzerando gli ultimi cinque anni di domanda energetica. Un declino mai visto negli ultimi 70 anni.
La domanda di petrolio è calata del 5% e le rinnovabili sono cresciute dell’1,5%.

Questa riduzione servirà a innescare un cambiamento radicale, questa volta scelto e pianificato da politiche reali? Tornare alla “normalità” significherebbe cancellare tutto e aggiungere sciagura a sciagura, correndo il rischio di finire in altre pandemie.

I dati completi raccontano tutt’altro scenario: in maggio la concentrazione di anidride carbonica registrata all’osservatorio di Mauna Loa, ha registrato 418 parti per milione. È il dato più alto di tutta la storia umana, e il più alto in tre milioni di anni. La riduzione nella domanda energetica dunque ha avuto poco effetto sull’equilibrio della CO2 in atmosfera. Se non ci fossero state le chiusure l’aumento sarebbe stato di 0,4 parti per milione.

In natura i meccanismi non funzionano linearmente.
Dobbiamo tenerne conto, per non credere di poter trovare soluzioni all’ultimo minuto. Le ricette semplici, come effettuare una pausa da pandemia, sono insufficienti e ingiuste.
Occorre ripensare l’intero sistema.

 

Fonte ANSA

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