di Riccardo Lento.
Gruppo di lavoro Sostenibilità Digitale FFF Italia.
Molti sostengono che la più grande speranza per far fronte alla crisi climatica siano le nuove tecnologie, che vengono perciò spesso accolte ed applicate dalla comunità internazionale con febbrile entusiasmo.
Eppure turbine eoliche, pannelli solari, batterie, motori elettrici e qualsiasi dispositivo elettronico non potrebbero esistere senza l’utilizzo di peculiari elementi.
- Pensiamo mai a quali sono i materiali che compongono i nostri smartphone?
- Da dove provengono prevalentemente?
- Come vengono ottenuti e quale impatto hanno sul pianeta?
L’oro del XXI secolo?
Senza dilungarci in dettagli scientifici, le terre rare sono una serie di elementi chimici che, grazie alla loro straordinaria versatilità, negli ultimi anni si sono rivelati fondamentali nella realizzazione di componenti microelettronici come superconduttori o magneti permanenti, che fanno parte di quasi tutti i dispositivi che utilizziamo, ma che sono importanti anche per la produzione di veicoli ibridi, fibre ottiche e molte altre tecnologie di precisione. 1
Per quanto molte di queste innovazioni aspirino a rendere il futuro più «green», proprio le terre rare che le costituiscono non sembrano però mantener fede a queste aspettative: le stesse infatti devono il loro nome non tanto alla scarsa disponibilità quanto piuttosto alla difficile, onerosa e straordinariamente inquinante lavorazione ed estrazione della loro forma pura.
Questi elementi tendono infatti a legarsi tra loro o ad altri minerali, e le tecniche di separazione ricorrono alla dissoluzione in acidi, e a svariate fasi di filtrazione e pulitura decisamente poco ecologiche che spesso comportano l’emissione di prodotti tossici ed addirittura radioattivi.
Affari poco puliti…
Proprio per il costo e le implicazioni ambientali di questi processi, l’estrazione delle terre rare è nelle mani di pochissime società estrattive provenienti da una piccola manciata di paesi: fra essi da anni ormai domina la Cina, disposta a sacrificare salute ed ecosistemi a scopo di lucro.
La maggior parte delle aziende preposte alla produzione dei dispositivi che usiamo ogni giorno, proprio perché consapevoli dell’assenza di politiche ambientali abbastanza rigide e controlli sistematici ormai consolidati in Europa e Nord America, acquista infatti proprio dalla RPC (Repubblica Popolare Cinese) terre rare a bassissimo costo, creando di fatto un virtuale monopolio di cui il gigante d’Asia si serve a scopi politici. 2
Questa convenienza, come abbiamo anticipato, racchiude comunque un altro costo: la maggior parte delle pratiche di estrazione si servono di manodopera schiavile, o comunque non adatta a lavori così pericolosi, e gli scarti derivanti dalle stesse sono estremamente inquinanti e difficili da smaltire, creando dunque veri e propri «inferni ecologici» nelle aree preposte.
Ad aggravare tali condizioni contribuisce poi la mancanza di una regolamentazione e intermediazione internazionale precisa, che permette quindi alle imprese di rifornirsi tramite accordi privati solitamente ben poco equilibrati con le zone più povere del mondo. 3
Speranze più green
Ultimamente, anche grazie alla pressione di movimenti ambientalisti come Fridays For Future, sembra che qualcosa abbia iniziato a cambiare.
Le aziende (fra cui Apple con il suo progetto Daisy 4 ) stanno infatti cercando di fare a meno delle terre rare, preferendo piuttosto riciclare quelle già presenti nei prodotti tecnologici depositati nelle cosiddette «miniere urbane», ovvero le tonnellate di rifiuti tecnologici abbandonati nelle discariche.
Anche la ricerca peraltro si sta muovendo in questa direzione: recentemente sono stati messi a punto nuovi metodi, molto più ecologici, che ricorrono all’estrazione delle terre rare dai RAEE5 attraverso sottoprodotti del mais 6 o enzimi batterici 7, inoltre si sta cercando di perfezionare anche strumenti elettronici che non necessitino più di questi materiali (è il caso dei «LED batterici» 8 realizzati grazie alla collaborazione fra varie università europee).
In ogni caso è importante che anche ciascuno di noi contribuisca ad un uso responsabile di questi materiali, ricorrendo ad un acquisto consapevole di nuovi oggetti d’elettronica, preferibilmente di seconda mano, e prediligendo comunque la riparazione di questi ultimi alla sostituzione.
Fonti / Note[+]