Dopo la Cop 26, vogliamo dire che i responsabili politici continuano a fallire nell’affrontare la crisi climatica. Questa conferenza è stata una fiera del greenwashing, del mantenere lo status quo e le basi coloniali e imperialiste che permettono a una piccola parte di mondo di mantenere questo sistema insostenibile.
Ecco perché, e cosa ci servirebbe se vogliamo affrontare realmente la crisi climatica.
In un’emergenza esistenziale in cui conta quello che mettiamo nell’atmosfera, ti aspetteresti che il conteggio sia accurato e al centro delle decisioni. Non puoi andare lontano se non tieni conto di tutti i numeri, ma attualmente dagli inventari dei Paesi sono tenute fuori una quantità di emissioni maggiore di quelle degli Stati Uniti, circa il 23% delle emissioni globali. Una tale quantità di emissioni può essere determinante nel decidere come sarà il pianeta, e non rientra nei conteggi degli Stati. Questa ingegnosa idea di nascondere i numeri sotto al tappeto non funziona con l’atmosfera. Non puoi cancellare i gas dall’atmosfera come li cancelli da un foglio. Quindi prima di tutto avremmo bisogno di essere onesti e contare tutti i numeri.
Secondo, in un’emergenza non pensi di rivolgerti per le soluzioni a chi ha causato il disastro. Ma la delegazione più grande apparteneva proprio ai lobbisti delle compagnie di combustibili fossili. Questo è inquietante e terrificante.
Molti paesi sono arrivati e sono usciti dalla conferenza come “leader” sul clima, mentre in realtà non abbiamo ancora nessun leader, con gli Usa che confermano in questi giorni la più grande vendita di terreni per il petrolio e il gas nella loro storia, un terreno che aggiungerebbe 1,1 miliardi di barili di petrolio e 4,4 trilioni di piedi cubici di gas naturale alla produzione globale nei prossimi decenni. E la Cina che lunedì ha raggiunto il suo livello più alto della produzione di carbone.
E’ stata una delle Cop più inaccessibili di sempre, con il Sud globale e la società civile lasciati fuori o inascoltati. Questo è particolarmente grave, perché la crisi climatica e ambientale in gran parte continua a essere vista come una minaccia al futuro, mentre riguarda il presente di milioni di persone soprattutto nel Sud globale. La COP26 Coalition, una coalizione di ONG ambientaliste, ha detto che due terzi delle persone che stava aiutando a recarsi a Glasgow non sono state in grado di farlo a causa delle restrizioni sui visti, dei problemi di accreditamento e dell’iniquità del vaccino COVID-19. Questo è stato particolarmente duro per il Sud del mondo.
Non si è parlato praticamente dei sistemi alimentari sostenibili, una pietra miliare per ridurre le emissioni. Circa il 20% delle emissioni globali proviene dall’agricoltura e dall’uso del suolo, e questo sale a oltre il 25% per il sistema alimentare nel suo insieme, ma sembra esserci un elefante, o meglio una mucca nella stanza, che preferiamo ignorare.
Ora i media, mentre riportano in larga parte le opinioni dei leader chiusi nella loro bolla, possono accusare Cina e India di avere annacquato il patto – non che ci fosse molto da annacquare – per nascondere il fallimento dei paesi “sviluppati” che da 12 anni dovrebbero garantire 100 miliardi ai paesi più vulnerabili e ancora non l’hanno fatto. E intanto questi paesi sono sommersi dalle alluvioni e uccisi dalle ondate di caldo.
E le azioni si rimandano al 2022, 2023, 2030, quando dovremmo abbattere le emissioni globali ogni anno tra il 7 e il 12% se vogliamo mantenere l’aumento della temperatura sotto 1.5°. Seguendo le politiche degli obiettivi attuali invece a fine secolo raggiungeremmo un aumento di 2.7°C della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali. Se consideriamo solo gli impegni al 2030 raggiungeremmo un aumento di 2.4°C.
Questo significa arrendersi sull’Accordo di Parigi, e sul nostro futuro, qualsiasi cosa si dica nel Patto di Glasgow.
Il nostro messaggio è che se ti senti tradit* e sei arrabbiat* per questo fallimento, è un bene! Significa che ti accorgi come noi del tradimento delle persone al potere, e della distanza tra quello che dicono e quello che serve fare. Dobbiamo ricordarci che i politici non hanno bisogno di nessuna conferenza, trattato o accordo per iniziare a intraprendere una vera azione sul clima. Possono iniziare oggi stesso.
Quindi? Diamoci una mossa! Abbiamo bisogno di essere unit* e farci avanti. La speranza è tutta intorno a noi, sono le popolazioni indigene che nonostante vengano assassinate per mantenere in piedi questo sistema alzano la voce, e rischiano di più. La speranza sono le persone delle piccole isole e delle aree più colpite, che nonostante vengano fatte tacere da decenni e vengano condannate a sparire sotto il mare si ribellano.
La speranza siamo noi, le persone, che continuano a agire e lottare per un futuro sicuro.
La Cop 26 ha fallito, i cosiddetti leader hanno fallito, ma noi no. E non ci arrenderemo come loro.