Come realtà parte della campagna End Fossil rilanciamo l’appello che invita alla mobilitazione.
Siamo studentesse e studenti delle Università Italiane. Siamo natx e cresciutx in un mondo fatto di crisi ma oggi non riusciamo che a vedere un generale collasso.
Le temperature estreme, la siccità, i sempre più frequenti eventi meteoroligici disastrosi sono accompagnati dalla certezza che sarà sempre peggio. Nel frattempo l’acuirsi di conflitti determina un’escalation bellica che non sembra volersi fermare. Ultima linea di faglia si apre in Medio Oriente, dove la sordità occidentale a decenni di lento genocidio del popolo palestinese è stata bucata dal più grande sterminio di civili della storia recente, portato avanti da Israele.
Vediamo le conseguenze di entrambi questi fenomeni abbattersi su fasce popolari e interi popoli determinando l’aumento delle disuguaglianze sia nel globo che dentro gli Stati. Identifichiamo la responsabilità in un modello di sviluppo dominato dalla continua ricerca del profitto a discapito delle classi oppresse. In Italia l’economia del fossile e della guerra è incarnata da soggetti come Leonardo e Thales, Eni e Snam che partecipano alla filiera della devastazione fondando il proprio buisness sulla produzione di energia fossile e armamenti.
Le stesse aziende sono quelle che hanno più collaborazioni con le Università italiane, inserendosi in modo capillare nel sistema Universitario lo utilizzano a loro piacimento. Sfruttando la ricerca delle Università, utilizzandola per formare e reclutare lx studentx, ricevono una leggittimazione sociale. Eni collabora con più di 70 università nel mondo di cui la metà in Italia, Leonardo ha collaborazioni attive con 23 dei principali atenei italiani. Queste collaborazioni risultano vitali per le stesse Università dal momento in cui lo Stato sottofinanzia e svende la formazione e la ricerca.
Chiediamo:
Di cessare ogni relazione tra l’università e le aziende ecocide, responsabili dell’attuale crisi climatica.
Un corso obbligatorio sulla crisi ecosociale, ma non di un ecologismo di facciata o “sostenibile”.
Leggi il vademecum:
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