Seminate utopie – Qual è l’alternativa? Come possiamo costruirla?

1 - creare un senso di comunità

Anche gli alberi hanno un’economia: condividono le risorse tra loro e con gli altri esseri viventi. Hanno quindi un interesse personale a massimizzare la ricchezza della comunità, piuttosto che la loro ricchezza individuale. Potrebbero (e gli studi suggeriscono che lo facciano) avere una preferenza per il sostentamento della propria prole rispetto ad altri alberi, ma non al punto di uccidere la comunità da cui dipenderà anche la loro prole. Ciò che gli alberi possono fare con la loro intelligenza è imparare a costruire comunità stabili e nutritive a lungo termine, che generano una ricchezza sostanziale per molti membri.
Possiamo fare lo stesso?

 

Insegnare comunità – Bell Hooks

Il manifesto della cura – The Care Collective

2 - pensare a un'economia della condivisione, senza combustibili fossili

La Terra è abbondante di risorse, e chiunque ha pari diritto ad accedervi. Tuttavia le forti disuguaglianze impediscono a molte persone di soddisfare i propri bisogni di base, mentre una fetta di popolazione accumula e spreca ciò che la Terra ha impiegato milioni di anni a creare.
Se dessimo più valore ai beni condivisi e meno a quel che possediamo individualmente, potremmo ispirare un’economia diversa, in cui la sfera dei servizi pubblici e dei beni comuni viene ampliata per consentire alle persone di vivere dignitosamente a prescindere dal proprio reddito.
Esistono valutazioni complessive del benessere nazionale alternative, per uscire dall’imperativo della crescita del PIL.
La filiera corta e la circolarità sono alcune delle idee trasformative che riducono i consumi superflui e l’eccessiva estrazione di risorse, mentre le attività legate alla riproduzione sociale e alla cura creerebbero posti di lavoro indispensabili al mantenimento di una società sana e inclusiva.



Post-Growth Living: For an Alternative Hedonism – Kate Soper

How to Do Nothing: Resisting the Attention Economy – Jenny Odell

3 - cibo e agricoltura

I sistemi agroalimentari sostenibili, dalla permacultura alla agroecologia, rappresentano una prospettiva per una riprogettazione completa del sistema alimentare secondo i principi di sufficienza, rigenerazione, distribuzione, beni comuni e cura. Questa riprogettazione mira a superare i discorsi dominanti sulla  sostenibilità puntando a un mondo  in cui i processi vitali agroecologici sostengano comunità sane piuttosto che servire da input per l’incessante ricerca della crescita economica.

The globalization of wheat – Marc Baranski

Agroecologia: sovranità alimentare e resilienza dei sistemi produttivi – Miguel Angel Altieri, Clara Nicholls, Luigi Ponti  

4 - trasporti

Immaginate una città in cui potersi muovere da una parte all’altra. Coi mezzi. Una città ben collegata e servita in ogni angolo, senza che ci si debba avventurarsi nella pericolosità del traffico delle grandi città. Spostamenti e soggiorni in altre città a portata di treno, tram e metro. Questa è la cura del ferro. Dove i chilometri di ferrovie aumentano e diminuiscono quelli delle code e dello smog: ammala le persone, annerisce i polmoni e gli animi. Ciò ha ripercussioni sullo stress e sulle malattie cardiovascolari e dunque sulla sanità e sui costi. E allora anche i trasporti riguardano l’economia di una città e viceversa. Ma economia non in senso stretto; da ‘oikos’ e ‘nomos’, cioè cura della casa. Perchè il modo in cui attraversiamo le nostre città sia anche un modo nuovo di vedere, gustare, vivere e avere cura del proprio territorio. Avere cura degli spazi cittadini, liberarli dalle auto e dallo smog per ridarli alle persone così da potersene prendere cura e tramite ciò avere cura di se stesse.

5 - il benessere oltre il consumismo

Con 6 limiti su 9 della terra superati, ancora procediamo e continuiamo a ampliare il bisogno di energia, i nostri consumi e le risorse che estraiamo dal pianeta terra. Ma questo non dipende lontanamente dalla maggioranza delle persone. Infatti, il 10% della popolazione più ricca (e il loro stile di vita) è responsabile di oltre il 50% dei consumi mondiali. Certo, bisogna cambiare abitudini e diminuire i consumi, ma soprattutto bisogna essere consapevoli che il focus riguarda altri livelli e temi. L’Italia attraversa da tempo una siccità che sta per diventare perenne, la produzione di carne e derivati richiede enormi quantità d’acqua; serve sempre più energia per alimentare palazzi vecchi e fatiscenti e un sacco se ne spreca tramite la dispersione. Dobbiamo dunque capire che ci sono modi più efficienti per usare le nostre risorse, minacciate dalla crisi climatica e da un sistema economico che ci sta portando al limite. Nonostante il nostro pianeta sia ricco di risorse, queste non sono illimitate. E spesso i limiti rappresentano qualcosa da rispettare e da tenere a mente, non da superare. L’ambientalismo abbraccia questioni sociali ed economiche e ci permette di vedere un nuovo paradigma attraverso il quale costruire la società del domani, basata sull’essere e non sull’avere; non basata su un sistema di valori che legittimi la produttività calpestando le minoranze e legittimando l’oppressione, ma che abbracci la cooperazione e il dialogo.

6 - solidarietà e diritti dei lavoratori

I ritmi di produzione attuali sono insostenibili per il pianeta, e molti posti di lavoro saranno messi a dura prova dalla crisi climatica.

Pianificare il lavoro in ottica ecologista consente di definire cosa è realmente necessario produrre e distribuire equamente il lavoro, prevedendo dei programmi di formazione per chi dovrà cambiare occupazione. Ad oggi il settore occupazionale più promettente è quello delle energie rinnovabili, che secondo le previsioni impiegherà 43 milioni di persone nei prossimi 30 anni.
Lavoro sostenibile significa anche supportare la diversità della forza lavoro assicurando opportunità per i giovani, equità di genere, inclusione di minoranze, retribuzioni dignitose e sicurezza sul posto di lavoro.
Per conciliare lavoro e tempo libero saranno necessarie misure come la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali, per liberare il tempo da dedicare alla nostra cura e a quella di tutta la comunità.

 

Insorgiamo – Collettivo di fabbrica GKN

Un piano per il futuro della fabbrica di Firenze, dall’ex GKN alla Fabbrica socialmente integrata
 
La nazione delle piante – Stefano Mancuso
 

Co-Operatives In A Post-Growth Era: Creating Co-operative Economics – Sonja Novkovic, Tom Webb

 

7 - L'importanza della decentralizzazione (economica, energetica, del potere)

Grazie alle energie rinnovabili è possibile una produzione e distribuzione dell’energia diffusa e partecipata dai cittadini, in particolare attraverso la creazione di comunità energetiche rinnovabili e solidali. L’energia non è appannaggio di pochi, non è prevaricazione. ma è condivisione di sole e vento, utilizzo e redistribuzione di energia e risorse naturali.

Per decentralizzare la produzione bisognerà facilitare l’acquisto di impianti fotovoltaici domestici e trasformare le reti attuali in smart-grid. Solo in questo modo sarà possibile una vera transizione ecologica, giusta, democratica e molto più veloce di quel che si pensa.

La generazione distribuita dell’energia è il primo passo per sfidare i grandi monopoli economici e rivitalizzare l’economia locale, per affrontare le sfide climatiche, ecologiche e sociali collettivamente.

 

Organize ourselves! – Monica Kostera

8 - tornare a soluzione del passato con le tecnologie del presente

Ispirarsi alle comunità indigene, che hanno sempre vissuto in modo sostenibile e sono l’esempio migliore, ma integrando le tecnologie del presente


Sand Talk: How Indigenous Thinking Can Save the World – Tyson Yunkaporta

La meravigliosa trama del tutto. Saggezza indigena, conoscenza scientifica e gli insegnamenti delle piante – Robin Wall Kimmerer

9 - le città del futuro

Le città dovranno potersi adattare agli scenari climatici meno favorevoli.

Il punto non è creare nuove “città green” e cementificare ulteriormente, ma valorizzare gli spazi già presenti, rigenerare le aree e gli edifici dismessi e riqualificare i condomini e le scuole per ridurre la dispersione di energia, specialmente in periferia.

Allora possiamo convertire le zone asfaltate che oggi ospitano auto ferme in parchi e sentieri ciclabili. Ricoprire i parcheggi e i tetti di edifici, supermercati, scuole, tendoni industriali con impianti fotovoltaici. Dismettere i combustibili fossili e ogni sua forma di uso, dagli impianti di riscaldamento, alle auto all’energia per illuminare un’insegna di un negozio.

Per ridurre l’impatto delle ondate di calore e abbassare le temperature nelle città preserviamo la terra, la vegetazione e anche l’acqua, che potrà essere valorizzata dentro i quartieri in connessione con alberi e spazi verdi.

 

I bugiardi del clima – Stella Levantesi

Post-Growth Planning: Cities Beyond the Market Economy – Kim Carlotta Von Schönfeld, Federico Savini, António Ferreira

10 - Se non ora quando?

Invogliare ad agire subito e radicalmente, non c’è tempo per abituarsi piano piano dobbiamo usare un approccio pandemico: c’è un’emergenza, cambieremo subito abitudini per arginare il disastro

Abbiamo le soluzioni, dobbiamo metterle in atto

 

La grande cecità – Amitav Ghosh

Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza – Greta Thunberg

Di Elena Zecchin, Sara Sessa, Marzio Chirico

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