21 dicembre 2020
Poche settimane fa la Corte Europea dei Diritti Umani ha ordinato a 33 governi europei (tra cui quello italiano) di rispondere alla storica causa promossa contro di loro da sei giovani attivist* per il clima portoghesi.
Dal 1990 ad oggi sono state archiviate più di 1300 cause “climatiche” nel mondo, eppure oggi per la prima volta vengono chiamati in causa tutti i 27 paesi dell’UE più Norvegia, Russia, Svizzera, Regno Unito, Turchia e Ucraina
Se entro il 23 febbraio 2021 gli Stati non dimostreranno che stanno facendo abbastanza per contrastare la crisi climatica, saranno legalmente vincolati a mettere in atto politiche più ambiziose e render conto delle emissioni di cui loro e le compagnie che vi operano sono responsabili anche negli altri paesi.
Le ragazze e i ragazzi fanno leva sul fatto che, per garantire il benessere fisico e mentale delle e dei giovani, prevenire la discriminazione nei loro confronti, proteggere i loro diritti e permettere loro di vivere senza ansia, è necessaria un’azione più decisa per la salvaguardia del clima
Giorno dopo giorno è più evidente che il cambiamento è inevitabile, anche se alcuni cercano di rallentarlo.
Il vero potere appartiene alle persone
(Nella foto: Andrè, 12 anni, e sua sorella Sofia, 15, tra i 6 protagonisti della vicenda)