Ma c’è davvero ancora qualcuno che vuole trivellare l’Artico? Sembra proprio di sì.
E questo nonostante le più grandi banche del mondo abbiano già affermato che non supporteranno più eventuali progetti di perforazione in Artico, in cerca di petrolio o di gas fossile.
Lo fanno perché sono i più grandi sostenitori di Greta Thunberg e di Fridays for Future? Potrebbe anche essere.
Ma è decisamente più probabile che si siano accorti che si tratta di progetti nati morti e nemmeno economicamente convenienti. Peccato che l’amministrazione Trump non sia dello stesso parere.
E anche negli ultimi giorni del suo mandato sta dando il meglio (o peggio) di sé, cercando di mettere all’asta dei lotti per la trivellazione nell’area protetta dell’Alaska. Questa notizia è sconvolgente da tutti i punti di vista. Nella situazione attuale andare ad estrarre altri combustibili fossili è una scelta totalmente sbagliata, inoltre si andrebbe ad inquinare e a devastare per sempre un habitat unico e ricco di numerose specie già minacciate dal collasso climatico.
Se i lotti dovessero essere venduti alle società energetiche neanche l’amministrazione successiva potrebbe fare qualcosa per tornare indietro e salvare il territorio: diventerebbero di proprietà delle compagnie petrolifere.
È per questo ancora più essenziale far sentire la nostra voce, e battersi perché nei loro ultimi rantoli non distruggano per sempre ecosistemi come l’Artico.
Aggiungi la tua firma per impedire le trivellazioni nell’Arctic National Wildlife Refuge!
Per approfondire: “Trump auctions Artic refuge to oil drillers in last strike against US wildernsess”, The Guardian