È ripartito il 2 luglio il processo che coinvolge ENI e Shell nell’accusa di corruzione internazionale riguardo alla concessione petrolifera OPL245. L’accusa riguarda il pagamento di una maxi-tangente da 1,1 miliardi di dollari per l’ottenimento del mega giacimento petrolifero nel Delta del Niger.
Questi soldi, l’equivalente del budget annuale della sanità nigeriana, invece di finire nelle casse dello stato nigeriano, avrebbero arricchito politici nigeriani, intermediari e manager delle due compagnie petrolifere, attraverso la complicità dell’ex ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete e di una compagnia a lui segretamente intestata. Tra gli imputati ci sono anche l’allora AD di ENI Paolo Scaroni e l’attuale Amministratore Delegato, Claudio Descalzi.
Il processo è iniziato nel marzo 2018 a seguito dell’esposto presentato da tre ONG: Re:Common, Global Witness e Corner House. Entro il 2020 dovrebbe vedere la sua prima sentenza; ma, già nel settembre del 2018, due intermediari sono stati condannati a quattro anni di reclusione con rito abbreviato.
Fridays For Future Italia segue con interesse l’evolversi di questa vicenda giudiziaria che inchioda ENI alle sue responsabilità in materia di trasparenza, e demolisce la social license di un’azienda che cerca sempre più insistentemente di vendersi come sostenibile e impegnata nella lotta al climate change.
Non può esserci giustizia climatica e transizione ecologica finché società come Eni continueranno ad agire impunemente e finché non lasceremo tutto il petrolio dov’è, sotto terra.
#ciavvelEni, ma noi siamo l’antidoto!
Fonte: Eni: processo a Milano, riflessi internazionali per Opl 245
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Cosa sappiamo di questa vicenda?
Quali sono tutti gli attori coinvolti?
Perché l’impatto dell’industria del fossile va addirittura oltre l’inquinamento e la devastazione ambientale?
Ascolta questo podcast del programma “Semi” in cui i ragazzi di Fridays For Future Bergamo intervistano Alessandro Runci e Antonio Tricarico di Re:Common.
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