16 gennaio 2020
Fermare la catastrofe - questa sarebbe la migliore decisione strategica mai presa al Forum Economico Mondiale nell'arco dei suoi 50 anni.
Siamo appena entrati in un nuovo decennio, un decennio in cui ogni mese, ogni singolo giorno sarà estremamente cruciale per decidere cosa ne sarà del nostro futuro. Verso la fine di gennaio, capi d’industria, investitori e decisori politici si riuniranno a Davos per il 50° anniversario del Forum Economico Mondiale.
Al Forum di quest’anno esigeremo che i rappresentanti di tutte le imprese, le banche, le istituzioni e i governi smettano immediatamente di investire nella ricerca di giacimenti e nell’estrazione di combustibili fossili, che azzerino immediatamente tutti i sussidi all’industria dei combustibili fossili e che blocchino immediatamente ed interamente ogni investimento nelle fonti fossili.
Non vogliamo che questo sia fatto entro il 2050, né il 2030 ma nemmeno entro il 2021: vogliamo che sia fatto adesso – qui e ora.
Capiamo, sappiamo perfettamente che il mondo è complicato e che ciò che chiediamo potrebbe non essere facile, ma anche la crisi climatica è estremamente complicata, ed è diventata un’emergenza. Nelle emergenze non ci si trincera nella propria comfort zone, si prendono decisioni che non sono né comode né piacevoli. E parliamoci chiaro: non c’è niente di facile, comodo o piacevole in questa emergenza climatica ed ecologica.
Noi giovani veniamo traditi dalle vecchie generazioni e da chi è al potere. A qualcuno potrà sembrare che chiediamo tanto. Invece si tratta dello sforzo minimo necessario per iniziare una rapida transizione sostenibile. Francamente, il fatto che nel 2020 questa transizione non sia ancora stata avviata, è una vergogna.
Secondo il rapporto del Rainforest Action Network, dall’Accordo di Parigi del 2015, 33 banche di tutto il mondo hanno investito collettivamente 1,9 mila miliardi di dollari nei combustibili fossili. Il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che solo nel 2017 sono stati spesi globalmente 5,2 mila miliardi di dollari in sussidi ai combustibili fossili. Tutto questo va fermato.
Il mondo della finanza ha una responsabilità nei confronti del pianeta, delle persone e di tutte le altre specie della Terra. Infatti, dovrebbe essere nell’interesse di tutte le aziende e di tutti gli azionisti assicurarsi che il pianeta sul quale vivono continui a prosperare. Però la storia ci ha mostrato che il mondo delle aziende non sa accettare le proprie responsabilità. E così spetta a noi ragazze e ragazzi pretenderlo. Chiediamo ai leader mondiali di smettere di investire nel business dei combustibili fossili, che è alla radice di questa crisi planetaria. Quei soldi vanno invece investiti nelle tecnologie sostenibili esistenti, nella ricerca e nel ripristino della natura. I profitti a breve termine non devono prevalere sulla possibilità di un futuro sicuro.
Il tema dell’incontro di quest’anno a Davos è “stakeholder per un mondo coeso e sostenibile”. Secondo il sito web del Forum, i leader si incontreranno per discutere idee e per migliorare i nostri progressi globali sui cambiamenti climatici. La nostra richiesta non è esagerata, dato che dicono di aver capito e di voler dare la priorità a questa emergenza. Non smettere subito di investire nell’industria dei combustibili fossili significa tradire la vita stessa. Il business-as-usual di oggi si sta trasformando in un crimine contro l’umanità. Pretendiamo che i leader facciano la loro parte nel porre fine a questa follia.
È in gioco il nostro futuro – che diventi questo il loro investimento.
• Jean Hinchliffe dall’Australia, Danielle Ferreira de Assis dal Brasile, Joel Enrique Peña Panichine dal Cile, Robin Jullian dalla Francia, Luisa Neubauer dalla Germania, Licipriya Kangujam dall’India, David Wicker dall’Italia, Julia Haddad dal Libano, Oladosu Adenike dalla Nigeria, Iqbal Badruddin dal Pakistan, Arshak Makichyan dalla Russia, Holly Gillibrand dalla Scozia, Alejandro Martínez dalla Spagna, Tokata Iron Eyes dagli Stati Uniti, Isabelle Axelsson, Sophia Axelsson, Ell Jarl, Mina Pohankova e Greta Thunberg dalla Svezia, Linus Dolder dalla Svizzera, Vanessa Nakate dall’Uganda.
Pubblicato il 10.01.20 da The Guardian: