Approfondimento Global Climate Strike – Sciopero Globale per il clima #UprootTheSystem

APPROFONDIMENTO

Siamo nel pieno di una crisi climatica, un’estinzione di massa delle specie viventi, una pandemia globale, una serie di crisi dovute a questioni di disparità socio-economica e altro ancora. Il nostro attuale sistema è congegnato per mettere in risalto le voci dei più privilegiati attraverso una narrazione intrisa di razzismo e di atteggiamento da white savior* (“salvatore bianco”, vedi glossario a fondo pagina) che ritrae le persone dei paesi del Sud globale come sottosviluppate, povere e senza voce. I paesi industrializzati del Nord globale hanno tenuto questo atteggiamento per secoli tramite il colonialismo, l’imperialismo, il perpetuarsi delle ingiustizie sistemiche e la fissazione sull’idea di crescita infinita. Tuttavia, le persone del Sud globale o delle aree più colpite non sono sottosviluppate, povere o senza voce, ma lottano contro le conseguenze della colonizzazione e della neocolonizzazione rischiando le loro vite e purtroppo vengono costantemente messe a tacere. Sono forti, impavide e consapevoli perché hanno combattuto e affrontato la causa principale di queste crisi per secoli, ovvero i sistemi di oppressione e di ingiustizia creati dalle élites dei più ricchi del Nord globale.

Gli stessi paesi che sono più colpiti dalla crisi climatica sono anche tra i più colpiti dalla pandemia da Covid-19. Mentre le persone del Nord globale hanno il privilegio di accedere alle risorse per affrontare la pandemia, i MAPA (Most Affected People and Areas, persone e aree più colpite) sono stati via via sistematicamente privati delle risorse necessarie per risolvere la crisi sanitaria. La pandemia, in aggiunta alle altre questioni politiche e socio-economiche di lunga data, continua a devastare i MAPA e rende difficile alle comunità e alle organizzazioni locali mobilitarsi per la giustizia climatica e sociale. L’iniqua distribuzione del vaccino sta anche impedendo a molti MAPA di partecipare a importanti processi decisionali sul clima, come la COP26 che si terrà quest’anno a Glasgow. Per questo, richiedere un’azione globale e intersezionale per il clima significa sostenere l’appello delle comunità MAPA per un accesso equo al vaccino. Questo include, tra le altre cose, la sospensione delle restrizioni sui brevetti legati ai vaccini e alle cure anti-Covid, poiché tali restrizioni vincolano di fatto la produzione ai soli produttori del Nord globale, limitando, di conseguenza, l’accesso dei MAPA ai vaccini di cui hanno estrema necessità. Altre pratiche come l’accaparramento dei vaccini da parte del Nord globale devono essere fermate immediatamente, e i vaccini in eccesso devono essere distribuiti gratuitamente ai MAPA e senza condizioni.

La crisi climatica costituisce una minaccia diretta per la sicurezza dell’umanità. Solo l’anno scorso, nel 2020, i disastri climatici hanno causato 30 milioni di sfollati interni (o IDP, internal displaced people, persone costrette a emigrare pur restando all’interno dei loro Stati di appartenenza). Tuttavia, secondo il diritto internazionale, i rifugiati climatici non sono ancora considerati “rifugiati”. Nella Convenzione sui rifugiati del 1951, che rappresenta un documento legale chiave in termini di diritti dei rifugiati, i motivi legati al clima non sono menzionati in alcun modo e ciò impedisce alle persone che fuggono dai loro paesi a causa di eventi meteorologici estremi di chiedere asilo in un altro paese. Questo dimostra l’impreparazione del sistema attuale, anche dal punto di vista legale, nei confronti dell’emergenza climatica che stiamo affrontando. Inoltre, i rifugiati climatici che vediamo oggi provengono già dalle regioni più colpite, non solo dalla crisi climatica, ma anche dallo sfruttamento dei paesi del Nord globale. I rifugiati climatici, dunque, stavano già affrontando sfide pericolose per la loro vita prima di fuggire dai loro paesi. Lottare per la giustizia climatica significa affrontare questi problemi, e lottare attivamente per un mondo in cui nessuno venga lasciato indietro, specialmente chi è già più emarginato da questo attuale sistema intriso di razzismo.

I popoli indigeni, che per secoli hanno fatto affidamento sulla natura e sulle risorse naturali, sono pesantemente colpiti e minacciati dal cambiamento climatico e dall’industria dei combustibili fossili, che ruba le loro terre e cancella la loro cultura per promuovere la deforestazione e distruggere il mondo naturale. La crisi del clima e della biodiversità sta causando un’estinzione senza precedenti della vegetazione e della fauna locale, e sta distruggendo interi ecosistemi. Circa il 40% delle specie vegetali nel mondo sono attualmente a rischio di estinzione a causa delle emissioni antropogeniche*(vedi glossario a fondo pagina) di CO2, che sono principalmente il risultato dello sfruttamento e della combustione di combustibili fossili. La deforestazione è attualmente responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di CO2. Per raggiungere la giustizia climatica dobbiamo proteggere il mondo naturale dall’avidità delle aziende e dei governi, rendendo l’Ecocidio un crimine internazionale. Per fare questo, dobbiamo supportare i popoli indigeni, che proteggono oltre l’80% della biodiversità globale, e unirci alla lotta per il loro diritto alla terra, alle risorse e alla vita.

Il Nord globale è responsabile di circa il 92% delle emissioni in eccesso e ciò lo rende il maggior colpevole della crisi climatica e ambientale che stiamo affrontando oggi. Lo sfruttamento di lunga data delle persone e delle risorse presenti nei paesi MAPA ha causato un riscaldamento globale senza precedenti, il collasso degli ecosistemi e un’enorme disuguaglianza, poiché le persone più colpite nelle zone più colpite stanno già soffrendo per l’aumento di fenomeni quali siccità, inondazioni, frane, ondate di calore mortali, fame, perdita delle proprie case, malattie e altro ancora.

Oltre a questo, molti percorsi verso l’azzeramento delle emissioni (il fantomatico “Net Zero”, il raggiungimento delle zero emissioni nette) comportano effetti collaterali rischiosi per le popolazioni locali (come la privazione della terra, dato che un gran numero di ettari servono per la riforestazione) o semplicemente permettono alle aziende e ai governi di pagare per progetti di “rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera” (la cui efficacia è stata ampiamente messa in discussione) senza assumersi di fatto la loro responsabilità di tagliare le loro emissioni. Abbiamo bisogno di piani concreti e di bilanci di CO2 (carbon budget) annuali dettagliati con tabelle di marcia e obiettivi progressivi, non i piani vaghi per raggiungere il Net Zero con cui si stanno riempiendo la bocca i leader mondiali.

Gli ultimi studi hanno dimostrato che l’1% della popolazione più ricca emette più del doppio del 50% della popolazione più svantaggiata dal punto di vista economico. Se vogliamo evitare le conseguenze peggiori della crisi climatica ed ecologica, dobbiamo tagliare drasticamente le nostre emissioni, il che significa disinvestire dai combustibili fossili e porre fine alla loro estrazione, combustione e utilizzo, soprattutto nel Nord globale.

Un altro passo fondamentale per affrontare la crisi climatica consiste nel reimmaginare i flussi finanziari nel mondo. Qualsiasi discussione sulla climate finance* (finanza per il clima, vedi glossario a fondo pagina) inizia con il riconoscimento da parte del Nord globale del suo debito verso i MAPA, che deriva sia dagli impatti in corso causati dalla crisi climatica, sia dal saccheggio sistematico dei paesi MAPA che avviene ancora oggi ed è avvenuto nel corso del tempo. Non è sufficiente che le industrie del Nord globale finanzino progetti di offset “verdi” per raggiungere i loro obiettivi Net Zero; il loro debito climatico verso i MAPA dovrebbe essere ripagato attraverso riparazioni e supporto obbligatorio ai processi di mitigazione e adattamento definiti e guidati dalle comunità in prima linea. Inoltre, i peggiori inquinatori (principalmente nel Nord globale) devono essere tassati e i flussi di denaro dei governi e delle istituzioni finanziarie ora destinati all’industria dei combustibili fossili devono essere reindirizzati verso una transizione verde e giusta.

Le riparazioni sono state richieste per la prima volta dal movimento per la giustizia razziale, e quindi sono strettamente legate a quelle climatiche. Le riparazioni climatiche implicano che i principali responsabili della crisi climatica debbano pagare un risarcimento ai MAPA per i danni e la perdita dei loro mezzi di sussistenza, delle loro infrastrutture e delle vite delle loro comunità a causa degli impatti del cambiamento climatico. Concentrarsi sui fondi per l’adattamento e permettere che i MAPA decidano come utilizzarli. Si può iniziare con la cancellazione del debito dei paesi MAPA: è un’azione minima indispensabile richiesta ai paesi del Nord globale per saldare il loro debito per i danni e i traumi causati ai paesi del Sud globale.

Non possiamo permettere che il mondo continui a ignorare gli impatti sociali della crisi climatica, perché tutte le disuguaglianze sociali si aggravano quando le condizioni climatiche e ambientali impattano sulle comunità locali, colpendo soprattutto comunità già emarginate come i BIPOC (Black, Indigenous, and People of color, neri, indigeni e persone di colore), la comunità LGBTQ+ e le minoranze etniche.

Dobbiamo unirci, seguire chi lavora e difende l’ambiente, amplificare le voci dei MAPA e chiedere un’azione più ambiziosa ai rappresentanti dei paesi del Nord globale. Lottiamo insieme per un futuro giusto in cui nessuno venga lasciato indietro, perché le nostre lotte per i diritti e la libertà sono collegate. Le vittorie ottenute nel corso della storia grazie all’azione collettiva hanno dimostrato la necessità che noi giovani siamo uniti in questa lotta multisettoriale e intergenerazionale per un futuro migliore per tuttə; un futuro in cui le persone e il pianeta abbiano la priorità sul profitto.

(Fonte: www.fridaysforfuture.org)

GLOSSARIO DEI TERMINI USATI

  • MAPA: Acronimo per Most Affected People and Areas, si riferisce alle comunità più colpite dalla crisi climatica. Questo perché tali comunità sono state storicamente colonizzate ed emarginate, sono state le più sfruttate e private dei benefici di cui potevano godere, sono regioni particolarmente pericolose in cui la vita dei difensori dell’ambiente e dei diritti umani è spesso direttamente sotto minaccia, e le cui comunità sono meno preparate ad affrontare i disastri naturali causati dal clima e dai danni ambientali. Comprende la maggior parte dei territori del Sud globale ma anche alcune zone emarginate del Nord. Va inteso come un concetto ampio poiché si può essere “più colpiti” a diversi livelli (FFF MAPA, 2020).
  • Intersezionalità: È il concetto di intersezione delle identità (emarginate) e di come questo abbia conseguenze sulle esperienze vissute. In pratica studia come le varie identità culturali, politiche e sociali di una persona (come l’identità di genere, l’orientamento sessuale o romantico, l’identità razziale, la nazionalità, la religione, la disabilità e altro) si intersecano e creano sistemi di discriminazione,disparità e privilegio (FFF, 2021 ).
    • Connessione con la crisi climatica: le comunità emarginate hanno maggiori probabilità di essere colpite dalla crisi climatica sia per gli effetti diretti che per i meccanismi strutturali di oppressione connessi alle cause sistemiche del cambiamento climatico. 
    • Approfondimento: Il termine Intersezionalità è stato coniato nel 1989 dalla giurista e attivista statunitense Kimberlé Crenshaw e descrive i modi in cui i sistemi di disparità basati su genere, razza, etnia, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, classe e altre forme di discriminazione si intersecano per creare dinamiche ed effetti particolari. È un approccio analitico che permette di capire come le varie identità sociali e politiche di una persona si combinino provocando diverse modalità di discriminazione o privilegio. In particolare per quanto riguarda genere, casta, genere, razza, classe, orientamento sessuale, religione, disabilità, aspetto e/o statura fisica. Le forme di disuguaglianza si stratificano e si rafforzano a vicenda e devono quindi essere analizzate e affrontate simultaneamente per impedire a una di rafforzare un’altra. L’intersezionalità ci aiuta a comprendere l’ingiustizia sistemica e le disparità sociali tentando di districare le linee che creano la complessa rete di oppressioni. La giustizia intersezionale è anche uno strumento pratico che può essere utilizzato per affrontare ed eliminare la discriminazione intersezionale attraverso politiche e leggi. Fonti e approfondimenti: http://www.razzismobruttastoria.net/2020/09/22/cosa-significa-intersezionalita/https://it.wikipedia.org/wiki/Intersezionalitàhttps://www.sinapsi.unina.it/Crenshaw_bullismoomofobico e https://medium.com/@Beloved_US/black-history-month-what-is-intersectionality-12763c435ffa
  • Riparazioni: Le riparazioni sono un processo di riparazione, guarigione e risanamento di una popolazione ferita a causa della sua identità collettiva a cui vengono violati i diritti umani fondamentali da parte di governi, aziende, istituzioni o gruppi famigliari. Le persone e collettività che sono state ferite hanno il diritto di ottenere dal governo, dall’azienda, dall’istituzione o dal gruppo famigliare responsabile delle ferite ciò di cui hanno bisogno per ripararsi e guarire. Oltre a costituire una richiesta di giustizia, si tratta di un principio della normativa internazionale in materia di diritti umani. Le forme materiali di risarcimento includono pagamenti in denaro, terre, sviluppo economico e risorse per il rimpatrio (N’COBRA, 2016). Il concetto di “riparazione” è nato dai movimenti antischiavisti e antirazzisti degli afroamericani nel corso del XIX secolo (Jameelah Nasheed, 2019
  • Sud globale o Global South: Termine usato in senso post-nazionale (superando il concetto di confini ‘nazionali’) per indicare le zone e i popoli colpiti negativamente dalla globalizzazione capitalista contemporanea. Si tratta dell’area geografica deterritorializzata (privata delle sue specificità territoriali) delle esternalità del capitalismo (in economia, un’esternalità si manifesta quando l’attività di produzione o di consumo di un soggetto influenza, negativamente o positivamente, il benessere di un altro soggetto, senza che chi ha subito tali conseguenze riceva una compensazione o paghi un prezzo pari al costo o al beneficio sopportato/ricevuto) e riguarda anche quei popoli soggiogati all’interno dei confini dei paesi più ricchi, così che troviamo Sud economici (popoli a basso reddito) nel Nord geografico e Nord economici (popoli ad alto reddito) nel Sud geografico (Anne Garland, 2017). La divisione Nord-Sud non equivale a una divisione lungo l’equatore, ma alla linea che divide i paesi economicamente più ricchi da quelli più poveri su questo pianeta (World Atlas, 2019). Altre fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Sud_globale e https://it.abcdef.wiki/wiki/North–South_divide_in_the_World
  • Nord globale o Global North: Termine usato per indicare i paesi con caratteristiche socio-economiche e politiche simili, di solito comprende i paesi dell’emisfero nord del mondo e altri come l’Australia.
  • Decrescita: La decrescita prevede una riduzione della produzione e dei consumi allo scopo di produrre e consumare solo ciò che è necessario, soprattutto nelle nazioni ricche, per riportare l’equilibrio con il mondo vivente, tenendo conto della giustizia e dell’equità, senza abbandonare a loro stesse le persone e le comunità emarginate nella nostra società. Per prevenire un ulteriore degrado globale, occorre un cambiamento e un’intervento a livello sistemico per passare a un sistema pro-ambiente, pro-persone, pianificato e basato sui bisogni e non sull’accumulo di capitale.
  • Emissioni antropogeniche di CO2: Le emissioni antropogeniche di gas serra, di cui quelle di anidride carbonica sono le più preoccupanti, sono dovute alle attività umane come la combustione di combustibili fossili, la deforestazione, i cambiamenti nell’uso del suolo, l’allevamento di bestiame, la fertilizzazione, ecc., che si traducono in un aumento netto delle emissioni.
  • Debito climatico (Climate debt): Per debito climatico si intende il debito che il Nord globale ha nei confronti del Sud globale per i danni causati dal suo preponderante contributo negativo al cambiamento climatico. Le emissioni globali storiche di gas serra, in gran parte prodotte dai paesi sviluppati, rappresentano una minaccia significativa per i paesi in via di sviluppo, che sono meno in grado di affrontare gli effetti negativi del cambiamento climatico. Pertanto, alcuni ritengono che i paesi sviluppati abbiano un debito nei confronti di quelli in via di sviluppo per il loro preponderante contributo negativo al cambiamento climatico. Il debito climatico è costituito principalmente dal debito di adattamento e il debito di emissioni. Il debito di adattamento (adaptation debt) riguarda il debito che i paesi sviluppati devono ai paesi in via di sviluppo per assisterli nel loro processo di adattamento al cambiamento climatico. Il debito per le emissioni (emissions debt) riguarda il debito dovuto dai paesi sviluppati per la quantità preponderante di emissioni di gas serra  prodotti.
  • Adattamento: Nei sistemi umani, si tratta del processo di adattamento al clima attuale o previsto, e ai suoi effetti, al fine di contenere i danni o sfruttare le opportunità vantaggiose. Nei sistemi naturali, consiste nel processo di adattamento al clima reale e ai suoi effetti; l’intervento umano mirato può facilitare l’adattamento al clima previsto e ai suoi effetti.
  • Bilancio di CO2 o Carbon Budget: il termine si può riferire a tre concetti: (1) una valutazione delle fonti emittenti e dei vettori di assorbimento che compongono il ciclo del carbonio a livello globale, attraverso la sintesi delle emissioni di combustibili fossili e cemento dimostrate, le emissioni dovute ai cambiamenti nell’uso del suolo, i siti di assorbimento di CO2 oceanici e terrestri, e il conseguente tasso di crescita di CO2 atmosferica. In questo caso si parla di bilancio globale di CO2 o carbon budget globale; (2) La quantità cumulativa stimata di emissioni globali di anidride carbonica che si prevede possa contenere la temperatura superficiale globale a un dato livello rispetto a un periodo di riferimento, tenendo conto degli apporti alla temperatura superficiale globale di altri gas serra e di altre forzanti climatiche; (3) la distribuzione del bilancio di CO2 definito al punto (2) a livello regionale, nazionale o regionale secondo equità, costi o efficienza. 
  • Debito di adattamento (Adaptations debt): Il debito di adattamento si riferisce al debito che i paesi sviluppati hanno nei confronti dei paesi in via di sviluppo per assisterli nel loro processo di adattamento al cambiamento climatico. Il debito per le emissioni (Emissions debt) si riferisce al debito contratto.
  • Climate Finance: Il termine “climate finance” si riferisce a finanziamenti locali, nazionali o transnazionali – tratti da fonti di finanziamento pubbliche, private e alternative – che cercano di supportare azioni di mitigazione e adattamento per affrontare il cambiamento climatico. La Convenzione, il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi prevedono forme di assistenza finanziaria delle parti con maggiori risorse finanziarie nei confronti di quelle meno abbienti e più vulnerabili.
  • BIPOC: Acronimo di Black, Indigenous, and People of Color, neri, indigeni e persone di colore
  • Sfollati interni: o IDP, internal displaced people, persone costrette a emigrare pur restando all’interno dei loro Stati di appartenenza, a causa di situazioni di violenza generalizzata, violazioni dei diritti umani o naturali, o per conflitti armati, che non hanno attraversato un confine internazionale. Tuttavia, secondo il diritto internazionale, i rifugiati climatici non sono ancora considerati “rifugiati”. Nella Convenzione sui rifugiati del 1951, documento legale chiave in termini di diritti dei rifugiati, le cause legate al clima non sono menzionate in alcun modo, il che impedisce alle persone che fuggono dai loro paesi a causa di eventi meteorologici estremi di chiedere asilo in un altro paese.

 

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