Le posizioni che l’Italia ha portato avanti alla COP30 hanno rischiato di mandare in fumo il lavoro di quasi 200 paesi.

L’Italia si è distinta a Belém per i suoi tentativi di mettere i bastoni tra le ruote a qualsiasi roadmap che definisca un piano chiaro per abbandonare i combustibili fossili.

Dopo essere stato l’unico paese nell’Unione Europea, insieme alla Polonia, ad opporsi all’inserimento della roadmap nel Mutirão, sta ora bloccando l’adesione dell’UE alla conferenza globale per il phase out dai fossili promossa dal governo colombiano.

Le organizzazioni giovanili presenti a COP30 si sono unite per chiedere che l’Italia:

  • Sostenga la posizione europea di ferma condanna dell’assenza di una roadmap per il phase-out dei combustibili fossili nella bozza del Mutirão;
  • Sostenga l’implementazione immediata del Meccanismo d’Azione di Belém (BAM), garantendo una partecipazione chiara e strutturata di tutte le parti interessate, incluse quelle non firmatarie;
  • Supporti il processo guidato dalla Colombia verso la prima conferenza globale sul phase-out (aprile 2026), con tappe intermedie, moratoria sulle nuove espansioni fossili e strumenti di governance della produzione;
  • Appoggi la proposta di triplicare i fondi per l’adattamento, rispetto la duplicazione prevista a Glasgow, ad almeno 120 miliardi di dollari l’anno entro il 2030, con risorse nuove, addizionali e altamente concessionari, aumentando al contempo i fondi su mitigazione e loss and damage;
  • Si impegni in una roadmap italiana credibile verso la mobilitazione globale di 1300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035, con chiari target intermedi;
  • Allinei NDC e politiche nazionali al limite di 1,5°C, con piani concreti al 2030, in coerenza con la recente pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia.

Abbiamo parlato con Pichetto Fratin

Di fronte alle nostre richieste, abbiamo ricevuto risposte alquanto imbarazzanti dal ministro, che continua a glorificare i piani coloniali di Eni in Africa e sminuire l’importanza dei risarcimenti (dovuti) ai paesi meno responsabili ma più colpiti dalla crisi climatica.

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