Giovedì 1 aprile è stata la giornata mondiale di ribellione contro la finanza fossile, organizzata da Extinction Rebellion.
Durante l’azione tre attiviste sono entrate dentro la hall del Grattacielo Sanpaolo mentre una cinquantina di attivist_ hanno presidiato lo spazio esterno del grattacielo.
Alleghiamo un estratto della loro dichiarazione:
“Siamo spaesate, siamo spaventate. Il settore bancario continua a mantenere una posizione di grande irresponsabilità di fronte alla crisi climatica e ad utilizzare i nostri soldi per finanziare e fare profitti da una crisi planetaria di cui noi tutt_ , oggi, stiamo pagando le conseguenze. Intesa Sanpaolo, assieme a Unicredit, è la banca italiana maggiormente coinvolta.
Vogliamo che le/i tanti giovani che stanno urlando al mondo che bisogna agire ora, possano avere una vita ricca di opportunità e soddisfazioni come la abbiamo avuta noi, e che non siano costrett_ a vivere in un mondo instabile e in conflitto perenne per le poche terre abitabili e le poche risorse rimaste. Sono questa consapevolezza e questa determinazione che ci portano a sottrarre ore al nostro tempo libero e al sonno; a fare i salti mortali per incastrare in una giornata i nostri impegni di lavoratrici, studentesse, madri e attiviste, dando il massimo in ciascuno degli aspetti della nostra vita che ci definiscono, senza impoverirne nessuno, ma arricchendoli vicendevolmente.
Abbiamo paura, ma sappiamo che non c’è più tempo. Abbiamo deciso di esporci oggi. Non per chiedere a Intesa Sanpaolo di cambiare la sua politica di investimento nel fossile. Sappiamo che non lo farà oggi, come non lo ha fatto prima.
Siamo qui per chiedere a tutt_ coloro che hanno la nostra stessa consapevolezza e paura di trovare il coraggio di ribellarsi alla distruzione dell’unico pianeta che abbiamo.”
Ma cosa c’entrano le banche con la Crisi Climatica? La risposta è che il sistema finanziario globale e i fondi assicurativi continuano a investire massicciamente in società e progetti legati ai combustibili fossili, contribuendo ad aumentare la quantità di gas climalteranti immessi in atmosfera.
Il declino del settore, dovuto al costo ormai inferiore dell’energia rinnovabile, rappresenta una seria minaccia alla stabilità finanziaria mondiale.
Mentre il finanziamento del carbone si sta lentamente riducendo, crescono gli investimenti nell’industria del petrolio e del gas.
Nell’ultimo anno, sono aumentati del 34% gli investimenti nella ricerca ed estrazione nell’Artico e del 134% nella ricerca ed estrazione di petrolio e gas offshore.
Tra gli istituti italiani maggiormente coinvolti, spiccano sicuramente Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Come sottolinea Re:common, Intesa ha una policy molto debole sul settore del carbone e dell’oil&gas, e non ha pubblicato i dati relativi alle emissioni connesse ai propri investimenti.
Unicredit ha annunciato la data della sua uscita dal settore del carbone ma continua ad investire su petrolio e gas.
La catastrofe climatica ed ecologica, e quella economica e sociale che ne seguirebbe, incombono sul nostro futuro. Chi persiste in questo tipo di investimenti sta giocando con le vite e la salute di milioni di persone.
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Aprire gli occhi sulla verità della crisi è doloroso, ma è solo inizio del processo per risvegliare la coscienza combattiva di tutt_ noi.
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NOI VOGLIAMO VIVERE!
✊ Sii parte del cambiamento necessario.
Unisciti al movimento.
Fonti: https://extinctionrebellion.it/ribellione-2021/finanza-fossile/