GNOMO: “Ma come sono andati a mancare quei monelli [degli uomini]?”
FOLLETTO: “Parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte mangiandosi l’un l’altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell’ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando, e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male”.
Giacomo Leopardi, “Operette Morali” (1824)
La comunità scientifica è unanimemente concorde nell’attribuire all’azione umana la responsabilità degli attuali cambiamenti climatici e delle estinzioni di massa del vivente sul pianeta. L’ultimo rapporto speciale dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), edito nell’ottobre 2018, concede una ridottissima finestra di tempo, di qui al 2030, per diminuire di circa il 45% l’immissione di gas climalteranti nell’atmosfera, raggiungendo lo zero intorno al 2050, e consentire la preservazione del mondo naturale così come noi lo conosciamo. Sono numeri che parlano di una immediata mobilitazione mondiale di uomini e mezzi: di contro, tutto ci fa invece pensare che stiamo mancando clamorosamente a questo appuntamento. Noam Chomsky ha affermato nel 2014: “we are the asteroid”, siamo noi l’asteroide che sta contribuendo all’estinzione di un numero di specie viventi a un tasso simile a quello che, 65 milioni di anni fa, determinò la fine dell’era dei dinosauri. Il momento storico che stiamo vivendo è inedito per la storia umana e la nostra azione e i nostri pensieri sono gravidi di responsabilità di fronte al vivente, alla verità, alla giustizia e alla bellezza.
La sedicenne Greta Thunberg, eletta durante questo 8 marzo “donna dell’anno” dai giornali svedesi, protesta a partire dallo scorso agosto di fronte al parlamento di Stoccolma per denunciare l’inazione del suo governo di fronte all’ingiustizia climatica globale. Dopo pochi mesi, decine di migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi di tutto il mondo scendono in piazza assieme a lei durante la mattinata del venerdì e nel corso delle giornate di mobilitazione globale. È dovere morale degli adulti ascoltare le loro rivendicazioni; compito degli insegnanti è invece quello di prenderle sul serio. Essi si sono sobbarcati sulle spalle un peso che a noi adulti pareva insostenibile; vogliamo ora condividere con loro il peso di questo fardello, fin troppo pesante. Già in passato le nazioni occidentali sono state costrette a riconvertire le loro economie ed industrie nel giro di pochi mesi al fine di sostenere lo sforzo bellico e le campagne interventiste. Noi insegnanti italiani abbiamo più volte incoraggiato, nel corso della storia, imponenti mobilitazioni di questo genere, per cause sbagliate, ponendoci dalla parte del torto. Oggi, per merito dei nostri studenti, abbiamo l’occasione di rimediare ai nostri errori passati e rendere la scuola un luminoso esempio di impegno etico e civile nonviolento, di trasformazione sociale, avanguardia di capacità critica e conoscenza scientifica.
Affermiamo dunque ciò che segue:
Punto primo
Ci schieriamo incondizionatamente a fianco dei nostri studenti nella lotta contro i cambiamenti climatici e concediamo loro tutto il nostro supporto. Sosteniamo le manifestazioni studentesche e ci sforziamo affinché le azioni e i messaggi dei nostri studenti possano incidere e influenzare profondamente la società civile e le istituzioni. Invitiamo i colleghi ad ascoltare queste proteste e riconoscere le loro ragioni, a sostenere le mobilitazioni, a convalidare le giustificazioni delle assenze dalle lezioni.
Punto secondo
Invitiamo i dirigenti scolastici a dichiarare per il proprio istituto lo stato di emergenza climatico. Chiediamo ai colleghi di informarsi e formarsi sulla questione climatica, parlarne spesso con i ragazzi, renderla argomento di lezione e di verace condivisione umana. Suggeriamo di predisporre per gli alunni tutti gli strumenti del sostegno psicologico necessario.
Punto terzo
Interpelliamo tutte le organizzazioni sindacali di categoria che ci rappresentano affinché aggiornino le priorità delle loro rivendicazioni, riconoscano i cambiamenti climatici come una tra le principali minacce alla sopravvivenza umana, supportino le giornate di mobilitazione globale contro di essi. Suggeriamo loro, con l’auspicato procedere della mobilitazione permanente, con azione coordinata, l’indizione dello sciopero del personale a cadenza settimanale durante le giornate del venerdì o qualsivoglia altro sarà scelto dai nostri studenti.
Punto quarto
Chiediamo al MIUR l’aggiornamento delle linee guida per la gestione dell’emergenza climatica in modo tale da concedere spazio, sia presso le discipline scientifiche che umanistiche, all’attuale emergenza ambientale ed ecologica. La crisi climatica, la riconversione industriale ed economica e la rigenerazione del pianeta occuperanno infatti, con ogni probabilità, la più vasta parte dell’impegno e delle occupazioni delle generazioni attualmente in età scolastica. Nell’attesa di una risposta da parte del Ministero, invitiamo nel frattempo i docenti a introdurre i cambiamenti climatici nei Curricula di Istituto.
Punto quinto
Ci consideriamo infine a fianco di bambine e bambini, ragazze e ragazzi nella lotta contro i cambiamenti climatici, non solo in quanto educatori ed insegnanti ma anche in quanto cittadini, genitori, individui, esseri umani. Siamo dunque disposti, laddove necessario alla futura buona riuscita della mobilitazione generale, a partecipare in prima persona alle manifestazioni studentesche e alla sospensione delle lezioni, privilegiando nel nostro fare scuola la piazza all’aula scolastica; siamo disposti in questo, coerentemente alla pratica della disobbedienza civile, ad assumerci la responsabilità delle nostre azioni ed eventualmente incorrere nelle sanzioni amministrative, civili e penali previste dalla legge.
10 Marzo 2019
Teachers for Future – Italia