Il 1° novembre ricordiamo anche i morti della crisi climatica

Oggi, per la Chiesa latina, si ricordano “i morti”, ovvero i fedeli defunti. Cogliamo l’occasione per commemorare tutti i morti: quelli della pandemia, quelli delle guerre, quelli della fame, della povertà, i morti di sete, i morti di malattie, i morti di sistemi economici corrotti, i morti delle speculazioni sulle risorse e i territori. I morti della crisi climatica, e di tutte le sue cause e conseguenze, indifferentemente dalla religione, cultura o provenienza.

Sono sempre di più le vittime della devastazione perpetrata dall’uomo sul Pianeta e sugli ecosistemi, una devastazione finora incontrollata e che purtroppo rischia di divenire incontrollabile. Così come incontrollabili saranno le conseguenze.

«Il 1° settembre era “La giornata per la custodia del creato”. Ma da noi, nel “pungiball” climatico del Mediterraneo, c’è ancora qualcosa da custodire? E chi sono i custodi, nello specifico? Lo possiamo capire solo se mettiamo insieme cambiamenti climatici, fragilità del territorio e i nostri comportamenti dissennati» ci suggerisce Antonello Pasini, fisico climatologo del Cnr.

Su Il Bo Live, interessante magazine online dell’Università di Padova, Ugo Leone cerca di rispondere a queste domande. 

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