di Angela Tognolini,
La Botanica
Finalmente, ieri notte è arrivato il temporale.
Abbiamo sentito subito l’odore, noi, la piante di pomodoro e i caprioli. L’aria fremeva, sono cadute le prime gocce, hanno rigato la terra e la pelle delle spalle. Ci siamo addormentati con le finestre aperte. Il vento girava per la casa e per il bosco. I tuoni scompigliavano sogni e foglie.
Stamattina, nell’aria si alzava una bruma stupefatta. Ci muovevamo tutti lentamente, uomini e bestie. Eravamo tutti storditi di sollievo.
E allora ho pensato che questa per me è la vicinanza. Aspettare la pioggia come si aspetta la fine della scuola. Preoccuparsi per la pioggia come ci si preoccupa per un figlio lontano. Gioire quando la pioggia arriva, come quando passa una brutta malattia.
E la verità è che non c’è proprio nessuna differenza. Perché la pioggia ci riguarda. Ci riguarda tremendamente da vicino. Tanto quanto ci riguardano i nostri amici. Tanto quanto ci riguardano le nostre famiglie. Tanto quanto ci riguarda la nostra stessa salute.
La pioggia è un fatto personale. La siccità è un fatto personale. Personale per noi, per i caprioli, per le piante di pomodoro. Perché non c’è differenza di sorte, tra noi e la terra. Se lei soffre, noi soffriamo. Se lei è malata, ci ammaliamo. Se lei è in pericolo, noi siamo in pericolo.
Capirlo è il primo passo per girarsi nella direzione giusta. Verso la salute. Di tutti.