Facciamo chiarezza, controversie sull’articolo sul sovrappopolamento

Un post a cuore aperto

1. Qualche giorno fa
2. La sovrappopolazione è una bufala?
3. Siamo in tanti, ma…
4. 1% vs 50%
5. Istruzione nella Top 10
6. Chi c’è dietro Fridays for Future ? E chi scrive questi post ?
7. In conclusione

1. QUALCHE GIORNO FA…
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post a tema over-population  che ha scatenato un dibattito molto acceso per diversi motivi, in primis l’uso della parola ‘bufala’ che sì, poteva essere argomentato meglio.

Ci terremmo a farvi sapere che purtroppo no, non siamo ancora teleguidati né da rettiliani vari – che avrebbero emesso decisamente troppa CO2 per i nostri gusti – né ancora da Bill Gates o dai Rotschild. Che ci piacerebbe anche molto essere finanziat*, ma non rispondono mai ai nostri SMS.

Siamo sempre noi, gli stessi ragazzi e le stesse ragazze spars* in tutta Italia, e per le/i qual* l’unico modo per vedersi era spararsi decine di chiamate Zoom ogni settimana, prima ancora che fosse di moda (e che aumentasse in borsa del +263%)

E che ci facciamo mille pare sul come la nostra comunicazione debba essere il più inclusiva e funzionale possibile, e con un unico scopo: fare arrivare a tutt* il messaggio che la crisi climatica è il problema più urgente che abbiamo, che riguarda tutt* e che insieme dobbiamo spingere per risolverlo, e chiederlo ancora con più forza a chi ne ha la responsabilità politica.

Ma, fatta questa premessa, facciamo un bel respiro e andiamo a ri-vedere alcune cose del famigerato post in questione:

2. LA SOVRAPPOPOLAZIONE È UNA BUFALA ?

Siamo in tanti su questo pianeta?
Sì, siamo in tanti.

La sovrappopolazione è una bufala?
Allora, la parola ‘bufala’ non voleva essere riferita al fatto oggettivo che siamo in tanti su questo pianeta, ma al fatto che se vogliamo dire ‘siamo in troppi’, allora bisogna necessariamente entrare nelle motivazioni che ci fanno decidere che da tanti si passa a troppi , che è ciò che proveremo umilmente a fare ora.
E proviamo a capire se ci torna qualche ragionamento.

Ad esempio, abbiamo scoperto negli ultimi anni che diverse idee che abbiamo rispetto alla popolazione mondiale non sono così suffragate dai fatti. Uno su tutti:

la crescita della popolazione al giorno d’oggi non è più esponenziale.

Lo è stata per buona parte del Novecento, ma ha smesso di esserlo decine di anni fa. Il tasso di natalità nelle nazioni che crediamo essere responsabili del boom demografico è sceso decine di anni fa. E questi (per fortuna) sono fatti, e non opinioni (non pare mentali, ndr).

Ad esempio, quanti di noi sapevano che la Cina, nel 2020, ha avuto un tasso di natalità più basso di Svezia, Francia o Gran Bretagna?
Oppure che l’India ha un tasso di fertilità medio di 2,2 e che in alcune zone è addirittura sotto il livello di sostituzione?

Abbiamo invece tassi molto più alti (quasi doppi) in molte zone dell’Africa sub-sahariana, dove avverrà la maggior parte della crescita demografica dei prossimi decenni. Ma si tratterà in ogni caso di un aumento ad un tasso molto minore della crescita globale avvenuta fino ad ora.

Il grafico presente nelle immagini – tratto da OurWorldInData.com – mostra come il tasso di crescita demografica sia in discesa da anni (cioè quanto cresce la pop.). E secondo molti modelli, il picco di popolazione verrà raggiunto automaticamente attorno al 2060.

3. SIAMO IN TANTI, MA
Tutto questo non sposta il fatto che la popolazione globale sia cresciuta moltissimo in pochissimo tempo, di miliardi di persone in poche decine di anni. E questo è un dato di fatto, innegabile. E il consumo di risorse (limitate!) che abbiamo rimane un tema enorme, se già ora, ogni anno, a fine luglio esauriamo le risorse in grado di rigenerarsi.

Allo stesso tempo, poniamoci questo interrogativo: quanto conta il numero delle persone rispetto all’impatto delle persone?

Sì, è ovvio che un numero sempre più grande di persone avrà un impatto sempre più grande. Ma è essenziale essere consapevoli che NO, queste “sempre più persone” non impatteranno tutte alla stessa maniera, perché già adesso il nostro impatto ambientale è clamorosamente diverso da un paese a un altro! E possiamo tranquillamente verificarlo consultando il Country Overshoot Days che mostra chiaramente come ci siano paesi che terminano le risorse a loro disposizione a febbraio e altri che invece arrivano “a fine anno”: https://www.overshootday.org/newsroom/country-overshoot-days/

Prendiamo anche un esempio ormai abbastanza noto: è confermato che la nostra alimentazione abbia mediamente un’impronta ecologica molto elevata, dovuta all’elevato consumo di prodotti di origine animale – ed è compatibile quando va bene con risorse di 2 o 3 pianeti.

Allo stesso tempo, ci sono più di 800 milioni di persone al mondo che – ancora oggi – soffrono e muoiono di malnutrizione, per non dire di fame. (rapporto FAO)

Questo avviene perché siamo troppi esseri umani, e non c’è abbastanza cibo per tutt*?
No, perché il cibo per tutt* ci sarebbe, non è questo il problema, ma uno scorretto uso e distribuzione delle risorse – e di come viene utilizzato questo cibo prodotto (considerandone sia l’enorme spreco, sia l’uso per la realizzazione di prodotti animali, che è molto poco efficace nella trasformazione).

4. 1% VS 50%
E questo avviene in praticamente tutti gli altri settori, a partire dalle nostre adorate emissioni di gas serra & consumi: se l’1% più ricco delle persone a livello mondiale emette il doppio del 50% più povero, dobbiamo capire che abbiamo un problema più ampio del semplice ‘siamo in tanti su questo pianeta’. 

E che (purtroppo!) non lo risolveremo unicamente piantando dappertutto pale eoliche – che pure vanno piantate dappertutto (o quasi)!

 

Sappiamo benissimo che non potremo essere in settanta miliardi di persone. Ma, se prendessimo ad esempio l’impronta ecologica media di una persona italiana (2,68 pianeti), dovremmo essere già oggi MENO di 3 miliardi di persone!

Non è mai bello ammettere a noi stess* quanto impatto abbiamo avuto nei decenni e nei secoli scorsi, e quanto il nostro attuale benessere derivi anche da questo, ma è il punto fondamentale da cui partire se puntiamo a creare un mondo più sostenibile a livello ambientale, sociale ed economico.

Quindi è davvero surreale convincersi che il problema sia quanti siamo quando il problema è quanto impattiamo.
È anche il motivo per cui abbiamo scritto che l’idea che ci è stata data di “sovrappopolazione” è intrinsecamente distorta: ci restituisce infatti l’impressione che dopotutto, la colpa del cambiamento climatico, non sia di noi paesi “sviluppati”, che abbiamo inquinato finora sulla pelle del resto del mondo, ma “dei cinesi o degli africani, che sono tanti, e anzi, dovessimo trovare un modo per liberarci di loro, tanto meglio!”

Ed ecco che, senza accorgersene, si arriva a discorsi come il controllo delle nascite o addirittura ‘ridurre il numero di persone’, vedi alla voce Thanos (ci spiace per lo spoiler, ndr).

5. ISTRUZIONE NELLA TOP 10
Tanto più che – rimanendo prettamente a livello di emissioni di gas serra – in Fridays for Future condividiamo la visione di Project Drawdown a proposito del tema Istruzione e Salute. Forse un po’ a sorpresa, ma è stato dimostrato come la chiave per migliorare le condizioni di vita e di salute sia proprio l’istruzione, garantita a tutt*, e soprattutto a tutte, a tutti i livelli e in tutti i paesi.

Ed è stato dimostrato come anche numericamente sia una delle soluzioni più impattanti in termini di emissioni evitate!

L’istruzione ha poi incredibili conseguenze a cascata su maggior consapevolezza ambientale, maggior pianificazione familiare e in generale una stabilizzazione della società come conseguenza del benessere. Insomma, probabilmente niente di nuovo sotto il sole. 

(e in tutto questo discorso – per evidenti motivi di spazio – stiamo parlando solo di Homo Sapiens Sapiens, senza nemmeno entrare nel merito della questione degli altri ecosistemi, delle altre specie animali e di quanto la perdita della biodiversità sia ugualmente una minaccia esistenziale)

 

6. CHI È FRIDAYS FOR FUTURE ?
E infine qualche nota di carattere un po’ più personale: non è stato facile per centinaia di ragazz* che, ogni settimana, organizzavano presidi, iniziative, e discussioni (anche interne) sui temi più disparati ritrovarsi, dall’oggi al domani essere scaraventati online, e senza la possibilità di confronto costante che prima potevamo avere.

Sappiamo bene che è stato così per tutt*.
Ma Fridays for Future è nato e cresciuto letteralmente grazie all’incontro di persone, per strada e nelle piazze.
Con persone spesso anche diversissime tra loro, ma sempre pronte a confrontarsi, perché quello per cui ci stiamo battendo va molto al di là di ogni singolo post.

Ed è quello che stiamo provando a fare anche in questi mesi di pandemia, con migliaia di attivisti e attiviste che continuano a confrontarsi su come incidere in un dibattito che, tra una crisi e l’altra, lascia alle future generazioni solo le briciole, e considera la crisi climatica e le sue conseguenze sulle nostre vite come se fosse risolvibile dicendo qua e là “sviluppo sostenibile”, “eco-friendly” e cannuccebiodegradabili.

Capiamo tutto.
Capiamo che ci si aspettino grandi cose da Fridays for Future.
Anche noi ce le aspettiamo da noi stess*.
E da Fridays for Future stesso, che è un movimento che va al di là di ogni singol* attivist*, e che ha una responsabilità più grande di quanto noi stess* ci potessimo immaginare la prima volta che abbiamo deciso, con un cartello, di scendere in una piazza.

Ma se allora siamo in tant* a credere in Fridays For Future – che come tutt* è fatto da persone – vi chiediamo di aiutarci, di sostenerci, anche quando magari non è di immediata comprensione quanto scriviamo, fosse anche perché magari non lo scriviamo nella maniera migliore del mondo.

Vi garantiamo che ogni cosa che portiamo avanti viene fatta sempre e solo con un’unica intenzione: creare sempre più consapevolezza sulla situazione nella quale versiamo, così da accendere tante piccole scintille che insieme possono e devono fare la differenza.

E non lo faremmo, se non credessimo di poter dare il nostro contributo ad un mondo già sufficientemente diviso, polarizzato e incazzato su fin troppe cose.

7. IN CONCLUSIONE
In conclusione di questo esageratamente lungo articolo, speriamo solo di esserci spiegat* meglio sugli aspetti che ci stavano molto a cuore del post precedente.
E che la sovrappopolazione diventa sì un problema quando a questa si associa automaticamente il sovraconsumo, e il fatto che questo sia incredibilmente diseguale.

In ogni caso, per rispondere in maniera ancora più puntuale alle 10 principali questioni sollevate nel post, a brevissimo pubblicheremo delle vere e proprie FAQ così che il confronto possa essere ancora più proficuo e costruttivo per tutt*!

Per chi non potesse attendere oltre, c’è un meraviglioso documentario su YouTube che si chiama Don’t Panic, di Hans Rosling, che spiega tutto questo, meglio di chiunque altro !

La Redazione di FFF Italia

PS: qualche commento addirittura azzardava che fossimo ‘manipolati’, teleguidati, e cose del genere. Fatto sta che no, potete stare sereni. Ci hanno rubato le password della pagina già una volta ma siamo rinati come la fenice. Siamo rinnovabili. Siamo Fridays for Future.

Fonti:

Tasso di natalità mondiale: https://www.indexmundi.com/map/?v=25&l=it

Calo della natalità in India: https://anti-empire.com/indias-fertility-rate-drops-below-replacement-level/

“Overshoot day” di ogni paese, quando finiremmo le risorse che la Terra rigenera in un anno se consumassimo tutti come in quel paese: https://www.overshootday.org/newsroom/country-overshoot-days/

821 milioni di persone sotto nutrite: https://ilfattoalimentare.it/fame-mondo-821-milioni-sottonutriti.html

Secondo grafico: https://www.oxfam.org/en/research/confronting-carbon-inequality

Terzo grafico, Project Drawdown è un progetto molto serio che illustra le 100 soluzioni più efficaci per la transizione:   https://www.drawdown.org/sectors/health-and-education

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