🔥 19 APRILE TUTTƏ IN PIAZZA 🔥
Il 19 aprile scenderemo in tutte le piazze del mondo per chiedere giustizia climatica e giustizia sociale.Siamo ad un punto di non ritorno, viviamo in un mondo d'odio verso le altre persone e verso la natura, non possiamo più sopportarlo. Ci si vede per le strade ✊Anche a Torino ci faremo sentire! Ti aspettiamo in piazza! ❤️🔥
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Comunicato completo:
Clima, pace e lavoro, saranno queste le rivendicazioni che Fridays For Future porterà in piazza a Torino il 19 aprile, in occasione del primo sciopero globale del 2024.
La data scelta si trova a metà tra i molti appuntamenti che caratterizzeranno un aprile di manifestazioni, a partire dallo sciopero dei lavoratori degli stabilimenti di Mirafiori, per arrivare alla mobilitazione del 25 aprile e al G7 dell’ambiente a Venaria, dal 26 al 28.
Le parole chiave di questo sciopero non sono state scelte per caso. Con l’arrivo della primavera, ci stiamo lasciando alle spalle un inverno in cui di crisi climatica si è parlato pochissimo, nonostante il 2023 sia stato l’anno più caldo mai registrato. Siamo ad un passo dalla soglia che non si sarebbe dovuta superare, quella degli 1,5 gradi in più rispetto all’età preindustriale. Sembra tuttavia che la percezione del problema, almeno nel nostro occidente, non sia particolarmente cambiata, d’inverno non abbiamo incendi, siccità e alluvioni a riportarci nella realtà.
Dal canto nostro, pensiamo che oltre ad una cattiva concezione del problema, ci sia anche una crisi di immaginazione per il mondo che vogliamo costruire. L’installazione di energie rinnovabili l’anno scorso è andata forte, ma si può e si deve fare di meglio, nei molti ambiti da riconvertire. La transizione ecologica, è un'opportunità anche per i molti settori già in crisi, come quello dell’automotive in Italia, e darà posti di lavoro.
Qual è quindi il filo rosso che unisce queste tre parole: clima, pace e lavoro? La giustizia climatica, perché mentre da un lato si costruisce dall’altro c’è chi rema contro, sono le aziende dei combustibili fossili, ed una certa politica che ha individuato nella lotta agli “ambientalisti” il suo nuovo cavallo di battaglia. La domanda che ricorre sempre è, perché la stragrande maggioranza della popolazione mondiale deve pagare per gli interessi di pochi? Venti aziende sono responsabili del 35% delle emissioni dal 1965 al 2020. E’ un problema che riguarda tutti, ma che non abbiamo causato tutti.
Mentre l’opinione pubblica si concentra sulla prospettiva di un allargamento del conflitto in Europa, noi porteremo in piazza l’esatto opposto, una speranza per cittadini e cittadine che hanno voglia di ascoltarci, e combattere uno dei paradossi più allarmanti del nostro tempo.
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