Il 22 settembre in tutta Italia centinaia di migliaia di persone hanno bloccato strade, porti, stazioni, autostrade. Hanno fermato la circolazione, la produzione, la normalità di un sistema che continua a chiudere gli occhi di fronte al genocidio a Gaza.
A Roma abbiamo circondato Termini, occupato la tangenziale, invaso le strade con una forza che non si vedeva da anni. A Milano, nonostante la repressione, la stazione Centrale è stata presidiata. A Genova, Catania, Livorno, Venezia, i porti sono stati bloccati per ore.
Studentesse e studenti, lavoratrici e lavoratori, attiviste e attivisti: abbiamo dimostrato che SCIOPERARE serve ancora e che la rabbia per l’ingiustizia non conosce confini.
Non è si tratta solo di Palestina. È una questione di umanità, di futuro, di quale mondo vogliamo lasciare alle prossime generazioni.
Mentre i governi europei continuano a sostenere l’apartheid israeliano, mentre la Meloni definisce “indegne” le immagini di chi lotta per la giustizia, noi scegliamo da che parte stare: dalla parte di chi resiste, di chi dice basta alle occupazioni, alle guerre, al militarismo, allo sfruttamento.
La Global Sumud Flotilla è in mare diretta verso Gaza per portare aiuti e rompere l’assedio. Ma non basta: servono sanzioni a Israele, il boicottaggio delle sue merci, la fine delle forniture militari. Servono piazze sempre più grandi, blocchi sempre più radicali, una mobilitazione che non si fermi qui.
La lotta per il clima e la lotta per la Palestina si uniscono in un unico movimento di liberazione.
Il 22 settembre è stato solo l’inizio. Ora guardiamo al 14 novembre, allo sciopero globale per il clima e alla COP30. Non possiamo permettere che i potenti decidano del nostro futuro, dobbiamo far sentire la nostra voce.
Non smettiamo di mobilitarci, il 14 Novembre torniamo nelle piazze di tutto il mondo.







