L’Italia di Draghi, co-organizzatrice di COP26, dice di stare sotto 1.5°C ma va contro tutte le richieste della scienza: non aderisce all’alleanza BOGA con UK, Usa e Canada e finanzia con i nostri soldi nuove estrazioni fossili
A Glasgow, più di 20 paesi hanno preso accordi informali per interrompere, a partire dalla fine dell’anno prossimo, qualsiasi finanziamento pubblico all’estero sulle fonti fossili. Tra questi paesi figurano alcuni tra i più grandi player internazionali: Regno Unito, Stati Uniti, Canada – tra i più grandi produttori e investitori in idrocarburi.
Grande assente? L’Italia. Il MEF, che negoziava per il nostro paese nella giornata tutta dedicata alla finanza, ha infatti deciso di non fare parte di questo accordo – almeno stando alle indiscrezioni raccolte da Bloomberg. Si tratta dell’ennesimo affronto e dell’ennesima dimostrazione della scarsa volontà, da parte dell’Italia, di prendere sul serio i suoi stessi obiettivi climatici. Durante il G20 il nostro paese dichiarava di volere essere una guida nella transizione ecologica, e il presidente Draghi durante il Leader Summit tenutosi il primo giorno di COP26, pronunciava parole molto forti: “I soldi non sono un problema”. Oggi la realtà dei fatti ha contraddetto il loro bla-bla-bla.
L’unico parziale successo climatico del G20 italiano era stato il cambio di target da +2 a +1,5 gradi. Draghi si era fatto garante di questa assoluta e imprescindibile necessità, citando la scienza. E ora? E ora, invece, queste belle parole vengono tradite dai fatti. Anche dopo il 2022 il settore pubblico del nostro paese andrò in direzione ostinata e contraria alle indicazioni della scienza. Tanto IPCC quanto l’Agenzia Internazionale dell’Energia (che è sempre stata più conservatrice) ci dicono, senza mezzi termini: “Per avere una possibilità di rimanere al di sotto dei +1,5°C è essenziale il NO alla ricerca di nuovi giacimenti”.
Nonostante tutto questo, nonostante l’emergenza climatica ormai in atto, nonostante le prese di posizione a parole i nostri leader, in sede negoziale, decidono di andare contro gli interessi (anche economici) di tutti e tutte noi: i nostri soldi verranno utilizzati per investire nelle fonti fossili, che necessariamente non potranno che portarci verso quello stesso collasso climatico che i nostri leader giurano di voler affrontare.
Alle belle parole, seguono azioni contrarie a qualsiasi principio razionale, economicamente non convenienti, strategicamente folli, umanamente deplorevoli.
Credibilità azzerata.