Continuiamo a chiamarlo maltempo, ma questa è crisi climatica.

L’Italia è messa in ginocchio dalle alluvioni,
c’è chi lo chiama maltempo ma noi vogliamo chiamarlo col suo nome: crisi climatica

È arrivata anche alle nostre latitudini e non possiamo più ignorarla.
Morti, sfollati, paesi distrutti, strade bloccate sono disastri dei quali dobbiamo assumerci la responsabilità.

I governi devono agire e farlo subito: stop ai combustibili fossili e all’emissione di gas serra e sostanze inquinanti, basta trivellazioni e cementificazione.

Per questo motivo venerdì 19 maggio ci mobiliteremo in tutta Italia con striscioni e cartelloni per ribadire un concetto fondamentale.

Dopo la tempesta, arriva la quiete, che non è calma ma fatica, rabbia e bisogno di ricostruire. Arriva il momento di rimboccarsi le maniche e sporcarsi le mani.

Centinaia di persone stanno tirando fuori dal fango i propri affetti personali: sedie, scarpe, biciclette, libri, fotografie…

Non possiamo restare a guardare, non ci riusciamo. Ci uniamo alla rete di volontariɜ che stanno prestando soccorso a tutte le persone colpite, aiutando a rimuovere l’acqua sporca dalle strade e far riemergere qualche spiraglio di normalità.

Ma nulla di ciò che è accaduto è normale, l’estremizzazione della crisi climatica ha stravolto le nostre vite, e ci impone di non ignorarla più.

Da questo fango emergerà una speranza nuova, arderà la voglia di giustizia, si scatenerà ulteriore tempesta.

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1 commento su “Continuiamo a chiamarlo maltempo, ma questa è crisi climatica.”

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