Venerdì 9 ottobre siamo scesi di nuovo in piazza in tutta Italia per rimettere al centro dell’attenzione l’emergenza climatica. Abbiamo organizzato manifestazioni in oltre 100 città in tutta Italia, da Torino a Bari, da Trieste a Palermo. Sono state manifestazioni diverse da quelle a cui eravamo abituati, perché i cortei interminabili di un anno fa erano vietati dalle norme anti-covid. Decine di nostri attivisti si sono quindi svegliati di prima mattina per disegnare nelle loro piazze delle croci per terra ogni metro e mezzo, permettendo così di mantenere il distanziamento fisico e garantire uno sciopero in sicurezza. E non solo: a Torino e in diverse città emiliano-romagnole, per esempio, gli striker hanno dato sfogo alla loro creatività e determinazione, per riuscire ad influenzare la politica anche quando si gira dall’altra parte.
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Cos’è successo a Torino? Dopo la manifestazione classica della mattina, che ha coinvolto diverse centinaia di studenti, 8 attivisti si sono incatenati all’ingresso del Palazzo della Regione Piemonte. La promessa era di rimanere lì fino a quando la Regione non avesse accettato di ascoltare e mettere in pratica le richieste che il movimento porta avanti a livello regionale. Dopo oltre 5 ore di incatenamento, il vicepresidente della regione – Fabio Carossio – è sceso per discutere faccia a faccia con gli attivisti. Durante l’incontro, il vicepresidente si è impegnato a consegnare personalmente le nostre richieste al presidente Cirio e ha dichiarato l’impegno della Regione a discuterle entro un mese.
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In Emilia Romagna invece, i gruppi locali in occasione dello sciopero hanno inscenato un DIE-IN di massa per mostrare ai passanti quali sono le conseguenze della crisi climatica ed ecologica, se non saremo in grado di affrontarla. “Il futuro di noi giovani è messo all’asta” ripetevano gli attivisti. Perché proprio in Emilia? Perché la Regione Emilia-Romagna sta garantendo il permesso ad ad ENI, l’azienda più inquinante d’Italia e la trentesima nel mondo, di continuare a fare del palese greenwashing attraverso la costruzione del nuovo impianto di stoccaggio di CO2 presentato a Ravenna in pompa magna. Il progetto, che sappiamo essere fonte d’orgoglio per l’assessore Colla e il presidente Bonaccini, sfrutterà i fondi del RecoveryFund per continuare a cercare e sfruttare nuovo petrolio e metano, con la promessa che dalla CO2 prodotta si ricaverà idrogeno blu. Ed è riuscita addirittura a convincere la regione che si tratti di produzione di energia da fonti rinnovabili!
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Siamo davvero felici di aver visto migliaia di persone manifestare per il clima in tutto il paese, ma la battaglia non finisce qui. Come scandisce il nuovo Climate Clock installato a Manhattan, abbiamo sette anni, 102 giorni, 14 ore, 20 minuti e 35 secondi per invertire la rotta. ma nel momento in cui leggete, molti di quei secondi sono già volati via. Con la stessa velocità scorreranno anche i giorni, i mesi e poi gli anni. A quel punto, se non avremo fatto niente, il nostro Pianeta cambierà in modo irreversibile.
Riprendendo le parole degli ideatori del Climate Clock, “l’umanità ha il potere di aggiungere tempo a questo orologio. Ma solo se ci battiamo collettivamente”.