di Alberto Suescun
FFF Voghera
La risposta la dovrebbero dare il governo del Qatar e la FIFA. Ma la verità è che non si sa: la mancanza di trasparenza rende complicato trovare un numero certo. Ciò che è sicuro sono le pessime condizioni di vita e di lavoro di chi ha realizzato i Mondiali Qatar 2022, e che molti di loro hanno addirittura perso la vita. Un’inchiesta del Guardian ha stimato un minimo di 6.500 morti tra i lavoratori che hanno contribuito a realizzare l’evento, la maggior parte immigrati da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka. Ma la cifra è in realtà quasi sicuramente più alta, secondo lo stesso quotidiano.
Le morti, spesso per insufficienza cardiaca e respiratoria o per stress termico (le temperature raggiungono i 50° in estate), gli infortuni e le malattie sono state causate dalle pessime condizioni lavorative e igienico-sanitarie. La ciliegina sulla torta sono gli stipendi da meno di 1€ all’ora, in un Paese dove non si può cambiare occupazione senza il permesso del datore di lavoro. Una forma moderna di schiavitù.
Se non fosse bastato tutto ciò per decidere di non assegnare la competizione al Qatar, ai pessimi diritti lavorativi si aggiunge l’omosessualità illegale, su cui l’ambasciatore dei Mondiali Khalid Salman ha commentato: «è una malattia mentale».
La Coppa del greenwashing
Il Mondiale 2022 sarà un evento surreale e altamente impattante per il clima. Si terrà in un Paese, il Qatar, che ha basato la sua ricchezza su enormi estrazioni di combustibili fossili, primo al mondo per emissioni pro capite di CO2 e uno dei primi per consumo di acqua pro capite.
In occasione del Mondiale si sono costruiti 7 nuovi stadi, di cui solo uno potrà essere smantellato e riutilizzato in un altro luogo. La domanda che sorge spontanea è quanto queste cattedrali nel deserto potranno venire utilizzate dopo la fine dell’evento, dato che per riempire gli stadi si dovrebbe mobilitare circa il 15% della popolazione qatariota. Agli stadi si aggiungono altri edifici, strade, infrastrutture, parcheggi, che contribuiscono a un’estesa cementificazione.
Inoltre, la carenza di strutture per ospitare i tifosi ha costretto ad alloggiare molti tifosi nei Paesi vicini. Qatar Airways ha quindi programmato 150 voli al giorno per il trasporto dagli hotel agli stadi e viceversa, emettendo quindi enormi quantità di gas serra.
Nonostante tutto ciò, secondo la Fifa e gli organizzatori quello del 2022 sarà il primo Mondiale a impatto zero, le cui emissioni dovrebbero essere compensate con l’acquisto di carbon credits, quindi con il finanziamento di progetti ecosostenibili. Promesse che secondo l’associazione non profit Carbon Market Watch «non sono credibili». Il mercato dei crediti verdi è infatti spesso un modo per giustificare progetti e attività inquinanti, senza compensarle veramente. Ne abbiamo già parlato qui.
L’organizzazione del Mondiale impatterà anche sul già fragile equilibrio idrico del Paese. Nella regione, la carenza di falde idriche viene in grandissima parte compensata tramite la dissalazione dell’acqua di mare, un processo altamente inquinante. I consumi di acqua schizzeranno alle stelle: 10mila litri ogni 90 minuti di partita, stadi e campi d’allenamento da irrigare di continuo, oltre ovviamente al consumo personale di centinaia di migliaia di tifosi.
I Mondiali 2022 rappresentano il culmine del calcio moderno, in cui lo sport conta sempre meno e i soldi sempre di più. E in questo caso non solo si è organizzato il maggiore evento calcistico in un Paese senza tradizione calcistica, ma lo si è fatto sacrificando un enorme numero di vite umane e senza riguardi per le conseguenze ambientali. Tutto per pulire l’immagine pubblica del Qatar e aumentarne il prestigio internazionale.
Cosa si può fare?
– Condividi questo e altri articoli che denunciano la situazione dei diritti umani e il greenwashing in Qatar, per diffondere la consapevolezza su ciò che si nasconde dietro al marketing che pubblicizza i Mondiali.
– Firma le petizioni di Avaaz e Amnesty per chiedere alla FIFA di compensare i lavoratori e le loro famiglie.
– Boicotta i Mondiali, non guardarli. La Nazionale di calcio italiana ha già deciso di farlo a modo suo…